Condannato per stupro tentò il suicidio: è morto 

Il 20enne nigeriano doveva affrontare una pena di 7 anni e 4 mesi per i fatti di Maso Ginocchio. Il decesso lunedì in ospedale. Verifiche sul caso della procura



TRENTO. È morto lunedì sera nel reparto di rianimazione di Trento il 20enne nigeriano che era stato portato in codice rosso in ospedale il 14 novembre dopo che aveva tentato il suicidio in carcere a Spini, pochi minuti dopo la sentenza che lo aveva condannato a sette anni e 4 mesi per stupro di gruppo e rapina. Le sue condizioni erano molto gravi, la prognosi riservata ma c’era la speranza che potesse reagire alle cure, che potesse farcela. Invece no e lunedì sera i medici hanno dovuto dichiararne il decesso. Una morte sulla quale saranno fatte delle verifiche da parte della procura che prima di decidere in che modo muoversi attende di ricevere tutta la documentazione relativa a quello che è successo.

Una storia delicata quella di questo ragazzo che a Trento era arrivato come profugo e che era stato arrestato poco meno di un anno fa nell’ambito dell’indagine della squadra mobile su uno stupro di gruppo. A denunciare il fatto era stata una donna, una nigeriana, che vive in Veneto e che quella sera di novembre era salita a Trento per trovare degli amici. In un bar della città aveva trovato un connazionale che conosceva: le aveva offerto da bere e aveva scherzato con lei. Le aveva presentato gli amici ed era stato carino per tutta la serata. Secondo il racconto della donna, assieme ad altri l’aveva fatta uscire con una scusa e poi l’avevano portata a Maso Ginocchio. Uno avrebbe usato una bottiglia rotta come minaccia e poi sarebbe iniziata la violenza sessuale di gruppo. Terribile il racconto della donna che era stata anche rapinata. Chi l’aveva violentata, infatti si era allontanato lasciando la donna da sola nel parco e portando via il suo zaino. La donna sarebbe stata anche minacciata, non doveva denunciare quello che era successo, ma lei si era rivolta alla polizia che nel giro di poco più di un mese aveva arrestato 5 giovani nigeriani, alcuni dei quali ospitati nelle strutture di prima accoglienza. Il mercoledì della scorsa settimana c’era stata l’udienza davanti al gup, con il 20enne che aveva chiesto di aderire al giudizio abbreviato. Il pubblico ministero per lui aveva chiesto 6 anni, il giudice ha deciso per 7 anni e 4 mesi. Neppure due ore dopo, il tentativo di suicidio e lunedì sera il decesso, in rianimazione. Una storia delicata che forse farà scattare ulteriori accertamenti da parte della procura della repubblica.













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