la sentenza

Condannato a 18 mesi per la morte del maialino Ettore

La decisione del tribunale di Trento nei confronti di un vigile del fuoco volontario di Gardolo. La Lav: "Fu un episodio raccapricciante"



TRENTO. Il Tribunale di Trento ha condannato a 18 mesi di reclusione e alla interdizione dai pubblici uffici uno dei tre vigili dei fuoco volontari di Gardolo rinviati a giudizio dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Trento, su denuncia della Lav, per rispondere del reato di uccisione di animale e di peculato in seguito alla morte del maialino Ettore.

L’uomo è stato condannato per essersi appropriato dell'animale di proprietà e per averlo lasciato morire per poi macellarlo.

Trento, la fuga del maialino Ettore finisce in dramma: «Ucciso e mangiato dai vigili»

Polemiche e proteste a Trento per la morte del maialino Ettore. La sua proprietaria, Roberta Perini, ne aveva denunciato la scomparsa una settimana fa, ma poi la verità è venuta a galla. A ritrovare Ettore erano stati i vigili del fuoco di Gardolo, ma su quello che è successo si è aperto un vero e proprio giallo. I pompieri sostengono di averlo trovato già morto e che successivamente hanno deciso di mangiarselo, ma per la proprietaria le cose non sono andate così: "Me l'hanno ucciso, dopo avermi dato diverse versioni dei fatti". E così, mentre Roberta sta valutando se fare denuncia, sulle rotatorie di Trento sono comparse sagome e bare in ricordo di Ettore. La storia di Ettore - Sulle rotatorie spuntano le finte bare

Nella citazione a giudizio, si legge che l’uomo, che era stato rinviato a giudizio insieme ad altri due vigili del fuoco, è stato accusato di tali reati perché "in qualità di pubblico ufficiale si appropriava di un maialino thailandese di proprietà (…) di cui aveva la disponibilità per ragioni del suo ufficio in quanto chiamato ad intervenire in seguito a segnalazione di animale vagante; una volta catturato l’animale, disapplicando la normativa in materia di soccorso di animali feriti o vaganti di cui all’art. 11 della Legge Provinciale 28/3/2012 n.4, nonché in quanto eventualmente applicabile, quella inerente il rinvenimento o abbattimento fortuito della fauna selvatica di cui all’art.26 della legge provinciale 9/12/1991 n.24, uccideva o comunque lasciava morire il maialino, per poi sottoporlo a macellazione, conservandone le carni per il successivo consumo personale; successivamente sviando le ricerche della proprietaria, asserendo di averlo liberato nel bosco, recedendo da tale condotta solo allorquando si apprendeva che la stessa si era recata in quei luoghi di montagna (impervi, in pieno inverno) alla ricerca dell’animale".

La Lav, parte civile nel processo, è intervenuta con una nota: "Una sentenza attesa, per un episodio davvero raccapricciante, sebbene nulla potrà riparare alle sofferenze subite da questo maialino fino all’uccisione. Un fatto reso ancor più grave dal ruolo di pubblico ufficiale del Vigile del Fuoco condannato, e da una malsana insensibilità che non avrebbe portato il condannato a desistere dal compiere questa sfacciata violenza - afferma la Lav - Ma non è possibile trascurare le inquietanti dichiarazioni emerse dalle intercettazioni telefoniche intercorse tra il personale dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri: per questo sollecitiamo un’indagine interna da parte del Ministero degli Interni, al fine di accertare eventuali negligenze o complicità da parte di chi avrebbe dovuto controllare".













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