«Con più donne una politica più umana»
Il vescovo: «Bene la doppia preferenza di genere». Il biotestamento? «Preferivo un parlamento che si occupa di vita»
TRENTO. Boccia la legge sul biotestamento («Triste che in parlamento si applauda alle condizioni del fine vita invece di occuparsi della vita), promuove quella sulla doppia preferenza di genere («Con più donne in avremo una politica più umana e più efficace»). Nella riflessione sull’anno che si va concludendo, il vescovo di Trento Lauro Tisi parla non solo di Chiesa ma anche di giovani e di lavoro: «Aberrante - dice a proposito della vertenza Sait - che per ristrutturare le aziende si taglino sempre le persone».
Monsignor Tisi, c’è un’immagine in particolare, o un incontro, che si porta dentro di questo 2017?
L’immagine che mi porto sono gli incontri con i giovani dove ho respirato aria di futuro. Stando in mezzo a loro respiro tanta domanda di senso e tanta voglia di mettersi in gioco. Viviamo in una società per vecchi più che per giovani. Sono ragazzi, a differenza di quelli della mia generazione che raccontavano ideologie, o idee, che raccontano invece quello che vivono, nel bene e nel male, le speranze ma anche le angosce. Meglio di un linguaggio di idee di testa poco abitato dalla vita.
Nel 2018 ci sarà anche il Sinodo dei giovani. Come lo state preparando?
Con un approccio forte sul Vangelo, cercando di raccontare una narrazione di Dio innovativa, un Dio umano, a partire da Gesù di Nazareth che ha la sua cifra nel “servire”. Dove servire non è una buona azione ma qualcosa che dà qualità all’esistere: se ho qualcuno per cui vivere, ho ragione di vivere. Sul territorio sono nati una quindicina di “gruppi della parola” che ci stanno dando dei riscontri interessanti.
In tanti denunciano i mali di questo tempo. Quali sono per lei le buone notizie di speranza che i cristiani possono e devono portare?
La prima è sicuramente che si può vivere senza giudicare gli altri: questa sarebbe la bonifica della vita. Una seconda buona notizia direi che è quella dell’uguaglianza, in un mondo che oggi è troppo disuguale, dove le differenze tra chi ha e chi non ha sono sempre più forti, dove siamo “migrante”, “disoccupato”, “imprenditore”. Perché solo relazioni tra uguali sono relazioni autentiche.
Ha citato i disoccupati.
Non siamo per niente fuori dalla crisi, lo dimostrano i volti delle persone che faticano e si trovano in situazioni di povertà. La crisi continua a mordere, anche se il Pil è andato in su.
Proprio in queste ore è aperta la difficile vertenza del Sait, con decine di persone che perderanno il lavoro. Il presidente Dalpalù ha detto che Sait è un’azienda e don Guetti «è cosa di 120 anni fa». Il valore della mutualità è superato nell’economia di mercato?
Impressiona che sia la Cooperazione a licenziare. L’ho detto in tempi non sospetti e lo ripeto: ci sarebbero mille modi per risanare delle aziende senza toccare le persone. Purtroppo invece l’unico metodo che questa società riesce a mettere in campo quando c’è una difficoltà finanziaria per ristrutturare le aziende è tagliare la forza lavoro. E mi meraviglio che una società che pensa di essere tanto innovativa non pensi a qualche altra via d’uscita. Quando si parla di ristrutturazioni delle aziende si parte sempre dai tagli ed è qualcosa di aberrante. Lo dico con rispetto: credo che ci sarebbero tante altre modalità da adottare.
Quali, per esempio? Pensa al “lavorare meno, lavorare tutti”, anche guadagnando meno?
Chiediamoci come mai si arriva a certe situazioni, non ci si arriva dall’oggi al domani, e quindi c’è un problema di progettualità e previsioni che richiederebbero un maggior rigore nelle gestioni. Tutto quello che va nella direzione della solidarietà e della riduzione delle disuguaglianze è positivo.
Il parlamento ha approvato la legge sul biotestamento. Qual è la sua opinione?
A me impressiona un fatto: in questa legislatura dove di innovativo si è prodotto ben poco, alla fine l’unica cosa su cui si è accelerato è il biotestamento. Ci si è occupati poco o niente della vita, mentre ci si occupa di stabilire le condizioni del fine vita: questa è una schizofrenia impressionante. Avrei preferito un parlamento che si impegnava sul lavoro e sulla qualità della vita, a garantire che le persone possano vivere, e non delle modalità con cui morire. In questa legge si nascondono delle insidie che possono portare a derive di tipo eutanasico. È triste che si applauda a come si finisce la vita, avrei voluto un applauso per far decollare la vita.
In consiglio provinciale è passata invece la doppia preferenza di genere. Lei è favorevole?
Io l’ho vista molto positivamente. Tutto quello che si fa per portare donne in politica è una benedizione per la società. Se la politica fosse fatta con il volto delle donne sarebbe una politica più umana, più inclusiva, più efficace.
Lei ha più volte sollecitato le parrocchie a fare della messa un’”assemblea celebrante” che superi un discorso unidirezionale. Come sta andando?
Vedo in diverse parrocchie che condividono lo stesso parroco, la nascita di una qualità di fede e di celebrazione veramente interessanti. Il superamento del campanile, il concentrare energie per una qualità della messa più alta sta portando frutto. Quello che ci salverà sarà l’autenticità di quello che diciamo, parole dritte e non ovattate, e se in quello che celebriamo c’è sostanza e non solo forma esteriore. Qualche passo in questa direzione io lo vedo.
Lei gira molto per i paesi. C’è un dibattito politico in atto su come preservare i servizi nelle valli per evitare lo spopolamento. Che giudizio dà?
Io vengo da un piccolo paese per cui ho una simpatia per la dinamica dei paesi. Vedo nelle valli tanta voglia di non sparire e la preoccupazione che invece si svuotino di risorse a favore del centro. Mi sento di spezzare una lancia, tutto quello che si fa per mantenere la gente sul territorio, e non solo nei grandi centri, è un bene per il Trentino.