«Comuni, ora partiamo dalle fusioni»

Due donne, due quarantenni, ai vertici di Pd e Upt. Che significato ha questo passaggio? Robol: Credo che i quarant’anni siano l’età giusta. Prima studi, ti costruisci una famiglia, tra i 30 e i 40...



Due donne, due quarantenni, ai vertici di Pd e Upt. Che significato ha questo passaggio?

Robol: Credo che i quarant’anni siano l’età giusta. Prima studi, ti costruisci una famiglia, tra i 30 e i 40 maturi. Io non ho mai pensato di fare il politico, volevo fare l’architetto. Nel 2005 mi sono candidata per caso, nel 2010 è arrivato l’incarico in giunta e ho combattuto con Miorandi, che voleva darmi le politiche sociali o la cultura, per avere l’assessorato all’urbanistica. Ho davanti 4 anni alla guida del Pd, mi rimetterò in gioco per l’assessorato. Non è una scelta di vita, ma di un pezzo di vita.

Conzatti: Come ho già avuto modo di dire, credo che un merito di Renzi sia stato quello di aver dato coraggio alla nostra generazione e anche alle donne.

Ecco, parliamo di Matteo Renzi. Qual è il vostro giudizio sui primi mesi di governo?

Robol: Mercoledì ero a Roma a una riunione di partito. All’interno c’è chi è critico nei suoi confronti, ma dopo vent’anni di immobilismo io dico “basta processi alle intenzioni”. Io respiro una freschezza che fa bene, Renzi è l’uomo del tempo.

Conzatti: Ha sicuramente un carisma affascinante, ma in lui vedo un atteggiamento pericolosissimo, quello di impostare un rapporto solo diretto tra il capo e il popolo, bypassando tutti quei corpi intermedi, partiti, sindacati, categorie, associazioni, che sono la forza del nostro Paese. Conferma la tendenza italiana per cui ciò che non ha funzionato, va distrutto. E invece secondo me va riformulato. Così come non mi piace per niente la nuova legge elettorale che vuole un bipolarismo spinto che elimina i piccoli partiti.

Robol: Che lo si voglia o no, Donatella, il bipolarismo esiste già e la gente ci chiede semplificazione. Quello che Dellai ha creato in Trentino è stata una forte visione di centrosinistra, con un forte aggancio con il nazionale attraverso la Margherita. E mi dispiace, nel momento in cui Renzi, che viene dal partito popolare come Dellai, sta cambiando culturalmente il Pd, che il Partito democratico non possa essere anche il vostro riferimento nazionale. Mi sembrerebbe naturale, in fondo questo passaggio l’ha fatto perfino il Patt. Non capisco questa resistenza dell’Upt, che evidentemente ha un nome e un cognome.

Conzatti, la resistenza è di Lorenzo Dellai che non potrebbe mai aderire al Pd?

Conzatti: No. A me pare che Renzi stia facendo un rebelot di culture politiche, c’è una grande confusione e un percorso che deve maturare. Penso che dopo le Europee ci sarà un ulteriore rimescolamento...E noi non abbiamo bisogno solo di un leader, ma di una cultura politica, che per noi è il popolarismo. Perché dovremmo rinunciarci?

Robol: Tu parli di contenitori, io di valori. In cosa si differenziano le nostre visioni? E se votassimo domani, tra Pd, centrodestra e Grillo, con chi stareste?

Conzatti: Non votiamo domani e tu Giulia neghi la possibilità che esista qualcosa di diverso dal Pd nel centrosinistra. E poi l’Upt è un partito territoriale, non vogliamo omologarci al nazionale e in certe cose dell’attuale Pd non mi ritrovo.

Robol: Ma voi non siete solo un partito locale, dovrete scegliere e il vostro imbarazzo è evidente. Basta pensare alle Europee... Mi spieghi perché sostenere Dorfmann che aderisce al Ppe, quando oggi l’alternativa è tra chi in Europa vuole politiche di crescita e chi, come il Ppe, difende politiche di austerity?

Conzatti: Il Ppe, così come il Pse, è un contenitore variegato. Noi ci ispiriamo al popolarismo di Degasperi e di Adenauer e Dorfmann è l’unico ad avere buone probabilità di essere eletto e di portare in Europa il valore delle autonomie.

Robol: Il Ppe oggi non è il partito di Degasperi. La tradizione del centrosinistra trentino, dell’equità e dell’attenzione ai più deboli, non le trovi certo lì.

Torniamo al Trentino. Come giudicate i primi sei mesi della giunta Rossi? In Ugo Rossi si vede molto stile Renzi...

Conzatti: Sì, e infatti a Rossi abbiamo subito chiesto tavoli di coalizione cadenzati. Il confronto, anche quello con le parti sociali, è faticoso, ma è un valore.

Robol: La leadership di Rossi non è in discussione ma non mi piace quando bacchetta i partiti. I partiti sono in difficoltà, è vero, ma dei partiti c’è molto bisogno. Il Trentino non lo cambia un presidente da solo, serve un leader che trascina una squadra coesa. Renzi la ha, in Trentino non si percepisce. Credo debba esserci un protagonismo più di squadra, non solo del presidente.

Conzatti: Spetta a noi riprenderci lo spazio che Rossi si è preso in questi mesi, non avendo interlocutori forti nei partiti.

Una delle prime riforme sul tavolo sarà quella istituzionale su cui Rossi vi ha esortati ad essere meno conservatori. Cosa rispondete?

Robol: Per quanto mi riguarda oggi sul tavolo c’è una novità che durante il congresso Pd non c’era, ovvero l’esito del referendum sulle fusioni dei Comuni. Sono sincera, questa disponibilità a stare insieme dei Comuni io non me l’aspettavo.

Conzatti: Spingere sull’aggregazione va bene, ma non basta. Da 217 Comuni quanto ci mettiamo di questo passo ad arrivare a 100 come in Alto Adige? Vent’anni? Sono troppi. Le Comunità di valle sono altro: se vogliamo dare potere ai territori trasferiamo loro funzioni politiche e di programmazione, non possiamo darle ai Consorzi di sindaci. Le gestioni associate di alcuni servizi comunali per me sono un passo indietro.

Robol: Ci sono contesti urbani che hanno bisogno di una titolarità diversa e ho già detto che considero un errore per esempio spostare la pianificazione urbanistica sui Comuni, come propone Daldoss. Ma dico anche che se si promuovesse un reale processo di unificazione dei Comuni, penso che avremmo delle sorprese. Mettiamo anche questo elemento sul tavolo della discussione, forse possiamo trovare una chiave di lettura che prima non c’era. L’importante è che il riferimento della Provincia non sia più il Comune singolo.

Il dibattito di questi ultimi due mesi è stato fagocitato dallo scandalo vitalizi. La riforma entro giugno si farà?

Robol: Per me la chiave di volta, per ridare credibilità alla politica, è abbattere il privilegio dei vitalizi. Su questo Rossi per primo ha creato forti aspettative e ora dobbiamo dare un segnale chiaro, che intervenga anche sul pregresso ma anche sugli 800 euro di pensione previsti dall’attuale legge.

Conzatti: Per me l’equilibrio passa per una riforma che stabilisca che i consiglieri hanno un’indennità congrua alla responsabilità che esercitano e ricevono la pensione all’età degli altri lavoratori pagandosi i contributi. A mio avviso intervenire sui parametri può funzionare. Ma attenti a non fare troppa demagogia, stanno passando anche tanti messaggi superficiali. Non tutta la politica è privilegio: io faccio la segretaria dell’Upt, un ruolo non retribuito, neanche i rimborsi spese.













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