Comune, maggioranza allo sbando: passa Panetta per soli 2 voti 

Eletto presidente al ballottaggio con un risicato 18 a 16 Le opposizioni candidano a sorpresa Calza del Pd: è il caos 


di Sandra Mattei


TRENTO. La prima seduta del consiglio dopo il rimpasto della giunta, con i due nuovi assessori Corrado Bungaro e Alberto Salizzoni (fuori Andrea Robol e Paolo Biasioli) si rivela un boomerang per la maggioranza. Se il sindaco con la scelta di cooptare i due consiglieri del gruppo di fuoriusciti di Insieme Trento sperava di avere una maggioranza più compatta, arrivando a 24 voti, quelli che in passato gli sono mancati in varie occasioni, ha sbagliato l’obiettivo. Perché la realtà che è emersa ieri sera è che si è attirato altrettanti scontenti. E già dagli applausi, più calorosi nei confronti del vicesindaco uscente rispetto ai nuovi assessori, la dice lunga. In aula si doveva eleggere il nuovo presidente del consiglio, al posto di Lucia Coppola passata in consiglio provinciale. Il sindaco aveva indicato Salvatore Panetta, anch’egli in passato critico sulle scelte di Andreatta (e per questo dissidente del Cantiere e con Paolo Castelli nel gruppo misto). Se non che Panetta è risultato eletto con 6 voti in meno dei consiglieri della maggioranza presenti in aula, e solo alla terza votazione, in ballottaggio con l’altra candidata, e per giunta del Pd.

Riassumendo: il consiglio presieduto da Vittorio Bridi affronta l’elezione del presidente e c’è il primo colpo di scena, con la capogruppo Bruna Giuliani della Lega che indica il loro candidato nella figura di Roberta Zalla del Pd. Giuliani giustifica la scelta di una consigliera della controparte, perché donna e per mantenere una presenza femminile significativa nei ruoli istituzionali. Paolo Serra, capogruppo del Pd, propone come da copione Salvatore Panetta «per la sua indiscussa esperienza in consiglio comunale e per il suo buon rapporto con le minoranza». Roberta Zalla interviene per declinare la carica. Si va alla prima votazione (serve la maggioranza di due terzi, poi basta la maggioranza assoluta ed infine si va al ballottaggio): su 35 presenti il risultato è di 17 voti a Panetta, 7 a Zalla, 6 bianche e 3 nulle. Ci sono anche voti a favore di Biasioli, assessore sacrificato da Andreatta nel rimpasto e a Marco Ianes, subentrato a Lucia Coppola.

I consiglieri di maggioranza in aula sono 23 (assente Dario Maestranzi) quindi sono minimo 6 a non essere allineati. E qui c’è l’altro colpo di scena: Roberta Calza, vice capogruppo del Pd confida alla Giuliani che se avesse indicato lei come presidente, avrebbe accettato la carica. Si passa alla seconda votazione e, a questo punto, i voti delle opposizioni convergono sulla consigliera del Pd: 12 i voti per lei, 17 a Panetta (ma anche un voto per Robol, uno per Biasioli e un altro per la Postal, 4 schede bianche e uno nullo). I numeri continuano a non riflettere i voti della maggioranza e si deve passare alla terza votazione, con il ballottaggio tra in due candidati. Finisce con un voto recuperato da Panetta (18) e con Calza a 16 e 4 bianche. Il candidato della maggioranza è eletto per soli 2 voti, per assurdo con una concorrente della stessa maggioranza.

I dissidenti sono almeno 6 (visto i voti che mancano a Panetta). Il commento del sindaco è che si tratta di uno sgarbo istituzionale mai accaduto (vedi box a fianco, ndr.), ma le opposizioni hanno ottenuto quello che volevano: dimostrare che la maggioranza non c’è più. Andrea Merler (Civica) invoca le elezioni anticipate: «Le condizioni del governo cittadino risultano insostenibili per affrontare le importantissime sfide dell’oggi e del domani. Trento non ha bisogno di rimpasti e di maggioranze dilaniate che premiano i consiglieri che ricattano l’amministrazione per una poltrona. Anche stasera (ieri) la maggioranza ha dimostrato di non esistere più ed ha dimostrato come vi sia la necessità di elezioni anticipate».













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.