«Cittadini, non fatevi giustizia da soli»

Il questore Iacobone: meglio una telefonata per un falso allarme che sottovalutare un pericolo, ma niente “ronde”


di Giuliano Lott


TRENTO. La sicurezza è importante e ognuno si deve adoperare per rendere la propria città più vivibile, ma guai pensare alla “giustizia fai da te”. Parola del questore Giorgio Iacobone, a Trento ormai da quasi tre anni. «Ho avuto colloqui positivi con il Comitato di Torre Vanga, c’è uno spirito di collaborazione con le forze dell’ordine che non posso che accogliere con favore» dice Iacobone, che oggi veleggia verso i 61 anni.

Questore, in città c’è chi, come la coppia di pensionati di Povo di cui ci siamo occupati i giorni scorsi, presidia i parchi e le zone ritenute più pericolose. Non sono vere “ronde”, ma il passo è breve.

Piano con le ronde. Non ci risulta alcuna iniziativa simile. C’è un attivismo spontaneo che sfocia in una collaborazione con le forze di polizia. Ci sono inoltre organismi istituzionali, come le circoscrizioni, che assolvono una forma di mediazione corretta con l’amministrazione comunale, raccogliendo gli input che arrivano dai quartieri. In più occasioni ho chiesto ai cittadini la massima collaborazione, perché la sicurezza, come ho già avuto modo di esprimere, si costruisce insieme.

Di ronde, insomma, non vuol neanche sentire parlare?

Non ce n’è alcun bisogno e non ritengo che sia uno strumento efficace per garantire maggior sicurezza in città.

Cosa può fare dunque il comune cittadino?

É importante che i cittadini mantengano le “antenne alte”, non solo nel proprio quartiere ma anche nelle zone che attraversano per motivi di lavoro, di studio, o nel tempo libero. Se notano qualche cosa di strano, anche se non riescono a spiegare bene da cosa nasca in loro il sospetto, li invito a telefonare al 113. Gli uomini delle nostre centrali operative sono addestrati anche per far esprimere alle persone ciò che non riescono a motivare con riscontri precisi.

Meglio un falso allarme in più che in meno?

É preferibile un falso allarme piuttosto che aver sottovalutato una situazione di pericolo. Lo dico a tutti i cittadini: chiamate senza preoccupazione. Anche per una segnalazione che può rivelarsi infondata.

Ad agosto saranno tre anni che vive nella nostra città. Che idea se n’è fatto?

É una città viva, e per vivibilità è ai primi posti in Italia. Il nostro impegno è di mantenerla a questi livelli, fare in modo che la sicurezza di Trento si confermi al vertice.

Gli episodi di violenza sono aumentati nel tempo?

Registriamo una certa costanza nel numero e nella tipologia di reati. Ogni fatto eclatante, o che potrebbe dare origine a situazioni di pericolo, penso ad esempio gli caso degli scontri fra stranieri della scorsa estate, è stato subito contrastato e sanzionato.

La convivenza tra stranieri e autoctoni è fonte di attriti?

Al contrario, la presenza di tantissimi stranieri può essere vista come un fatto positivo. Solo una irrilevante percentuale di essi delinque. L’invito che faccio ai cittadini stranieri è di emarginare chi compie reati, poiché sono proprio loro i primi a diventare vittime delle facili generalizzazioni. La criminalità rappresenta lo 0,1%-0,2% della cittadinanza. I cittadini non possono venire condizionati dalle azioni di una percentuale così esigua.

La relativa tranquillità di Trento si deve anche a motivazioni di tipo culturale?

É anche una questione culturale, legata al comportamento nella vita quotidiana. Se il cittadino avverte la polizia come qualcosa di “suo”, vicino a sé, si sentirà in dovere di collaborare con il poliziotto.

Quali sono le vostre maggior preoccupazioni oggi?

Da qualche anno c’è un forte ritorno dell’eroina, ma nella lotta alla droga abbiamo dati confortanti. Tra i giovani, chi si ubriaca e fuma spinelli si giustifica dicendo che “lo fanno tutti”, ma in realtà è solo una minoranza, che va emarginata. Per contro, Trento è un’eccellenza nella vivibilità anche per la forte concentrazione di studenti, che si ritrovano nei bar e nei locali e questi assembramenti, a volte anche rumorosi, sono spesso fonte di fastidio per alcuni residenti. Il mio invito è alla tolleranza. Se ogni luogo di ritrovo venisse “silenziato”, Trento sarebbe una città morta.













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