Chico Forti dal carcere: «Non mollo»

La lettera su Facebook del trentino detenuto in Florida: «Mi date la carica»


Mara Deimichei


TRENTO. «Non mollo». Chico Forti è in carcere in Florida da 12 anni, ma è lui stesso a dare carica a chi - sparpagliati in tutta Italia - sostengono la campagna per la sua liberazione. Questa volta lo ha fatto con una lettera dal carcere indirizzata direttamente al gruppo Facebook nato per lui, il «Chico Forti free». Un gruppo che in poco tempo ha superato la soglia dei duemila membri che stanno cercando di fare pressioni perché si parli, anche a livello nazionale, della storia del trentino.

Dade correctional institution 19000 S.W. 377th Street Florida City, Florida. Questo è l'indirizzo di Chico Forti da diversi anni. Decisamente troppi per chi lo sostiene e sta cercando di riportarlo in Italia, di far riaprire il caso. Questa volta è lo stesso trentino a prendere la parola e questo è il messaggio per Facebook.

«Cari amici di FB, ho appena parlato telefonicamente con mia zia che mi ha aggiornato su tutto quello che è successo in questa settimana. Dal numero di sostenitori cresciuto così rapidamente in una settimana, al vostro tam tam incessante nei confronti dei giornalisti perché prendano in considerazione la possibilità di fare un servizio sulla mia storia. Dalle trasmissioni appena fatte in tv agli articoli usciti sui quotidiani. Dai commenti di certi miei fan che stanno dando l'anima perché le persone che contano si occupino anche di me, alle "incazzature" (si può dire?) dei miei sostenitori quando ricevono risposte negative da quei giornalisti interessati solo a fare qualche scoop, ma che del lato umano non gliene può importare di meno! Vi assicuro, cari amici, che tutte queste cose mi danno la carica per non mollare! Anche se da qui non mi è permesso di sapere tutti i vostri nomi uno per uno in tempo reale, mi sembra di conoscervi da sempre».

Nel frattempo continua la campagna per riportare all'attenzione nazionale il caso di Chico. E Facebook è il mezzo con il quale i sostenitori stanno cercando di fare in modo che trasmissioni come «Quarto grado» si interessino della vicenda.













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