Cereghini: «Voglio tornare a Pinzolo e difendermi da lì»
L’interrogatorio del sindaco. Accusato di turbativa d’asta e peculato, ieri non ha risposto alle domande del giudice «Respingo le accuse, ho sempre agito in buonafede - spiega - e la politica deve restare fuori da questa vicenda»
Trento. È durato pochi minuti l’interrogatorio di garanzia del sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini davanti al gup Marco La Ganga. Giusto il tempo di verbalizzare il rigetto di tutte le accuse (peculato e turbativa d’asta) da parte del primo cittadino che, poi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. In attesa del 30 aprile, giorno in cui al Tribunale del riesame si discuterà del ricorso dell’avvocato di Cereghini, Bertuol, sul divieto di dimora a Pinzolo. E a Pinzolo Cereghini conta di tornarci a breve. «Voglio tornarci per difendermi da lì, da sindaco del mio paese».
Dalla scorsa settimana il sindaco vive fuori Pinzolo in base ad un’ordinanza cautelare che impone il divieto di dimora nel “suo” comune. Una decisione presa nell’ambito dell’indagine che vede Cereghini accusato di turbativa d’asta per una gara per le luminarie natalizie fatta con criteri volti a favorire - è l’accusa - una particolare ditta e per aver pilotato la selezione per l’assunzione di un addetto stampa per il Comune di Pinzolo. E anche di peculato per l’utilizzo di un’autovettura dell’Apt Campiglio Pinzolo Val Rendena, ente nel quale il primo cittadino siede nel cda come membro di diritto, per viaggi che nulla avrebbero avuto a che fare con l’azienda di promozione turistica.
«Ho lavorato in buonafede»
«Abbiamo sempre lavorato in buonafede - spiega Cereghini all’uscita dall’aula 4 del palazzo di giustizia di Trento -. Rigettiamo le accuse ma ora dobbiamo prenderci il tempo, visto la mole della documentazione, per studiare tutto attentamente. Il 30 c’è l’udienza al Tribunale per la Libertà e poi si vedrà come muoversi, cosa fare». È appena uscito dall’interrogatorio lampo il sindaco di Pinzolo e la mente è già al prossimo appuntamento con la giustizia, al 30 aprile quando si discuterà della misura che lo ha colpito, ossia del divieto di dimora a Pinzolo. Una misura decisa dal Gip che ha ritenuto sussistente il pericolo di reiterazione del reato. Un sindaco che non può stare nel Comune che amministra è una cosa almeno strana. «In questa situazione non sto bene, è logico - spiega Cereghini - ma almeno ho la possibilità di dedicare più tempo alla mia famiglia, a mio figlio, che è una cosa bella».
«La politica resta fuori»
Pinzolo negli ultimi mesi è stato al centro della politica provinciale e non. Nel senso che da Pinzolo arriva un assessore provinciale, Roberto Failoni, un deputato, Diego Binelli (già assessore di Cereghini) e il presidente di A22, Gigi Olivieri. «Non voglio che la politica entri in questa storia - ripete il sindaco di Pinzolo - è una vicenda amministrativa che spero di chiudere in tempi brevi perché so di aver sempre agito in buonafede. Se ho pensato di lasciare il mio incarico di sindaco, di dimettermi? No. Assolutamente no».
I messaggi di Salvini
«La solidarietà del ministro degli Interni mi ha fatto piacere - spiega Cereghini - non ci siamo potuti vedere perché era impegnato con la mia famiglia, ma i suoi messaggi mi hanno fatto piacere come mi ha fatto piacere la vicinanza che mi è stata dimostrata da Pinzolo. Solidarietà che io non ho cercato ma ho trovato. E poi c’è la mia famiglia che è compatta attorno a me e questo per me è importante».
I prossimi passi
Per la sua difesa il sindaco di Pinzolo si è affidato a Roberto Bertuol che sta analizzando tutta la documentazione che è stata raccolta dalla procura e che è stata vagliata dal gip che ha quindi disposto la misura del divieto di dimora. Una mole importante di carte che ha spinto Cereghini a non rispondere ieri alle domande del giudice. Ha solo dichiarato la sua estraneità rispetto alle accuse mosse. E basta. Il prossimo appuntamento è il 30 aprile quando il Riesame analizzerà la richiesta di revoca della misura.