Casolara: tanti curiosi ma pochi affari

Gran successo per le degustazioni e i laboratori ma sono sempre meno coloro che fanno acquisti


di Matteo Ciangherotti


TRENTO. La visibilità è garantita, il successo di pubblico è assicurato ma di questi tempi trasformare un passante in un consumatore è impresa ardua. La crisi la tocchi con mano (e con gli occhi, vista la penuria di borse e sacchetti tra i visitatori) e nonostante al palato arrivino inviti prelibati, bisogna resistere, razionalizzare le spese e fare i conti nelle tasche. In quelle di tutti. Così anche quest'anno la tradizione dei formaggi alpini ha riempito gli stand di piazza Fiera. «La Casolara» è tornata e ieri pomeriggio tra gli stand della fiera si aggiravano numerosi curiosi. Assaggi, degustazioni gratuite e chiacchiere non mancavano all'appello. Ma ai produttori e agli artigiani del formaggio servono anche gli acquisti. C'era anche chi metteva mano al portafoglio ma i consumi, inutile mentire, sono in netto calo. Dovunque e ovunque. Anche a Trento dove la fiera della Casolara è cresciuta negli anni e con l'avvento della gestione targata Trento Fiere si è rafforzata la presenza dei presidi Slow Food e Campagna amica (Coldiretti) e con essi una maggiore attenzione al prodotto. «Il formaggio non è soltanto un puro alimento, ma la sua produzione porta con sé storia e cultura – spiega Alvaro Giuliani, responsabile delle degustazioni e del laboratorio di creazione del formaggio (entrambi affollatissimi) organizzato in collaborazione con l'istituto agrario di San Michele - bisogna favorire la didattica del formaggio e rendere più consapevole il consumatore, perché quando si trova di fronte al banco di un supermercato lì decide le sorti di un produttore». Parole sante, come quelle, altrettanto vere e forse più realiste, di Michele. Il suo è il migliore pecorino d'Italia (premio i formaggi d'autore), direttamente dal caseificio di Forenza, Caggiano-Summo, in Basilicata: «La fiera è bella ed è il risultato di una selezione accurata, con prodotti di qualità. Certo, e questo accade in ogni parte d'Italia, non si fanno più i numeri di tre, quattro anni fa». Emilio Sisto, da Modena, è il leader dello stand dell'azienda agricola “Sapori d'Emilia”. É un esperto del palinsesto trentino delle fiere e, se riesce, non se ne fa mancare nemmeno una: «Vengo volentieri in Trentino da almeno 6 anni. I nostri prodotti qui sono molto apprezzati». A Emilio è andata abbastanza bene e, da buon emiliano, non lascia spazio alle lamentele. Peggio ha fatto Santo di Bagolino, nel bresciano, terra del pregiato Bagòss, il formaggio giallo color oro ricco di zafferano e realizzato a mano fin dal 1400. Dal commercio del ferro è passato al formaggio: «Non sono rientrato con le spese, le ultime fiere sono andate male. Abbiamo troppe tasse e burocrazia». La campagna elettorale, visti i tempi, non finisce mai.













Scuola & Ricerca

In primo piano