rovereto

Cartella da 150 mila euro. Non dovuti

La disavventura di un contribuente: Equitalia gli chiedeva di pagare per un accertamento alla madre morta da 17 anni


di Giuliano Lott


ROVERETO. Quando gli è stata recapitata una lettere di Equitalia che gli imponeva di pagare l’astronomica cifra di 150 mila euro, ha pensato a un errore. Poi ha capito: si trattava di un accertamento fiscale all’attività commerciale della madre, relativo al 1979, di cui gli chiedevano conto. « Il testamento olografo di mia madre, titolare di un negozio e morta nel 1997, prevedeva mio padre come unico erede» racconta il contribuente.

«In Italia un testamento di questo genere può essere annullato in quanto lede le quote di legittima, la mia e quella dei miei fratelli. Tuttavia il codice civile tutela anche la volontà del defunto e prevede che il testamento può essere reso nullo solo se gli aventi diritto, cioè io e i miei fratelli, procedono con un atto di impugnazione. Questo è un diritto potestativo e nessuno può farlo valere al posto mio e dei miei fratelli». E allora cos’è accaduto? «Malgrado questo, nel 2003 l'agenzia delle entrate mi recapita una cartella per un debito del 1974 di mia madre indicandomi come coobbligato al pagamento ed Equitalia mi sequestra la macchina. Ovviamente non mi dice perché dovrei essere coobbligato». E lei cos’ha fatto per tutelarsi?

«Invio immediatamente una richiesta di sgravio in quanto la richiesta dell'Agenzia è illegittima. L'unico motivo per essere coobbligato sarebbe in qualità di erede, che non sono. L'agenzia delle entrate mi risponde che lo sgravio non può essere accolto perché non sono (al tempo) ancora decorsi i termini per l'annullamento del testamento, quindi potenzialmente posso essere erede». A questo punto si è rivolto a un legale. «Sì, e l'avocato mi ha consigliato di provvedere immediatamente allo sgravio, altrimenti avremmo proceduto con richiesta danni. Erede non è chi la legge prevede possa esserlo ma solo chi è chiamato all'eredità. La cosa viene risolta ed accantonata».

Ma non è finita qui. «No. Nel 2014 ricevo dall'Agenzia una nuova cartella che mi impone di pagare una somma (capitale più interessi, ovviamente) di 150 mila euro, relativa al 1979 sempre in qualità di coobbligato, senza indicarne il motivo anche questa volta. Si ripete lo scambio epistolare avvocato-Agenzia. Nel frattempo, minacce di fermi amministrativi, sequestri e via dicendo. In questo caso l'Agenzia ritiene che io sia erede perché nel documento che accompagna il testamento il notaio calcola le quote di legittima, dimenticandosi che ciò che fa testo è la volontà del defunto, ovvero unico erede universale e figli non chiamati all'eredità».

Finita bene anche questa controversia? «Sì. Dopo un ennesimo intervento del mio avvocato viene accolta la richiesta di sgravio, in quanto effettivamente non erede. Ma nel frattempo ho passato due anni d’inferno e ho dovuto pagare di tasca mia il legale».













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