Carpi-Avio, i pendolari del terremoto

Uno studio di ingegneria si è trasferito con una trentina di tecnici: «Giù non si riesce a lavorare per la paura delle scosse»


di Giancarlo Rudari


AVIO. «Benvenuta Enerplan da tutta la New Twins». Enerplan-Carpi, New Twins-Avio. Il primo è uno studio di ingegneria, il secondo è lo stabilimento di produzione di calze che ha messo a disposizione dei tecnici dello studio modenese, inagibile dopo il terremoto, gli spazi per poter riprendere l’attività. Eccoli i 34 “pendolari del terremoto”: ingegneri, tecnici, personale amministrativo, sbarcati ieri mattina da un pullman che li ha accompagnati ad Avio. Per lavorare senza l’incubo delle scosse, per tornare a vivere un po’ più serenamente. Erano accompagnati da Paolo e Corrado Faglioni, padre e figlio, titolari dello studio Enerplan, e sono stati accolti da un cartello di benvenuto e da un sorriso con una stretta di mano da parte di Francesco Ruffoli, contitolare con il gemello Tarcisio della New Twins. Alle 7 partenza da Carpi in pullman con rientro alle 19: sarà così almeno per un anno, un anno in trasferta per molti anche se già alcuni stanno cercando casa (e qualcuno l’ha trovata grazie ai fratelli Ruffoli) in zona.

Il nuovo studio per l’attività di prgettazione è già partito e a mezzogiorno il team Enerplan era operativo. «Devo ringraziare i Ruffoli che sono stati bravissimi ad allestire questi spazi in pochissimo tempo. D’altro canto - spiega Corrado Faglioni - per noi era impossibile rientrare a lavorare visto che la struttura a Carpi è fortemente lesionata. Lì, in un container, abbiamo allestito la segreteria con 2 dipendenti mentre ad Avio si farà la progettazione vera e propria grazie alla connessione internet che ci permette di lavorare anche a distanza».

Già la distanza (casello-casello Carpi-Avio sono 121,2 chilometri) e i tempi di trasferta (3 ore tra andata e ritorno) avrebbero potuto diventare un ostacolo... «Lo temevo quando l’ho proposto ai miei collaboratori. Ma tutti hanno accolto con soddisfazione la proposta perché da noi non ci sono le condizioni psicologiche per lavorare in tranquillità - spiega l’ingegnere - Basta una minima scossa per farti sobbalzare, per creare uno stato emotivo di paura che oltre ad incidere sulla vita privata non dà quella serenità necessaria quando lavori. E se hai entusiasmo sul posto di lavoro, poi lo porti anche a casa. anche se purtroppo sei costretto a vivere in un camper».Un’avventura nuova quella che per un anno il team Enerplan dovrà vivere in attesa della ricostruzione. «In questo dramma che li ha colpiti, per me la cosa più bella - afferma Francesco Ruffoli - è stato vedere la loro felicità nel tornare a lavorare. Anche se questo comporterà loro un sacrificio, penso che il lavoro sia di grande aiuto per superare le difficoltà. E quello che abbiamo fatto noi per loro è davvero nulla rispetto al loro dramma».

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