Care famiglie, non cedete al «nero»
Il caso della settimana. Dal Caaf Cgil l’appello a registrare i contratti delle badanti: «Può capitare che alcune lavoratrici chiedano di evitarlo, magari per conservare la disoccupazione, ma il datore di lavoro rischia grosso». Le paghe? Con vitto e alloggio, 1.350 euro (lordi) al mese
Trento. prima di tutto viene la questione economica: quanto ci verrà a costare la badante? e poi il problema della burocrazia, perché assumere una colf (tra contratto, registrazioni e contributi) è un’impresa praticamente “impossibile” per una normale famiglia, senza l’aiuto di un addetto ai lavori. al caaf della cgil vengono gestite ogni anno oltre 200 nuove pratiche per l’assunzione di badanti e stefania tranquillini (responsabile del settore per il centro del sindacato) di queste famiglie ha imparato a conoscere esigenze e difficoltà e pure la tentazione (magari suggerita proprio dalle stesse badanti) di mettersi d’accordo con una stretta di mano.
Il contratto
«In genere chi arriva da noi ha già le idee chiare su quale badante assumere: si tratta di una scelta che avviene per lo più attraverso il passaparola, che viene considerato una vera e propria referenza» spiega Tranquillini. «Noi non svolgiamo un servizio di agenzia per mettere in contatto le badanti con le famiglie trentine, ma in caso di necessità consigliamo di utilizzare il registro provinciale delle badanti». Quanto alla somma da mettere in preventivo, cioè la prima preoccupazione delle famiglie, il contratto è uguale per tutti e in genere la scelta delle famiglie cade sul rapporto che prevede un maggior impegno da parte delle assistenti domiciliari: 54 ore alla settimana, che significano 10 ore al giorno per cinque giorni, quindi una sesta giornata di quattro ore seguita da una giornata di riposo. Alla badante deve essere garantito vitto e alloggio e il trattamento prevede una retribuzione di circa 1.350 euro di cui - tolti i contributi - restano circa 1.100 euro su cui però la lavoratrice poi deve pagare le tasse.
L’appello contro l’evasione
E la tentazione di accordarsi in nero? «Può capitare anche questo - spiega Tranquillini - magari su proposta della stessa badante. Ormai queste lavoratrici sono generalmente molto informate sulle norme e sui propri diritti e può capitare anche che, quando godono di un periodo di disoccupazione, propongano alle famiglie un accordo “in nero” per non interrompere il sussidio. Ma le famiglie devono sapere a cosa vanno incontro e noi cerchiamo di scoraggiare questi accordi: si tratta di una via molto pericolosa per il datore di lavoro che rischia di vedersi contestare il lavoro in nero e l’evasione contributiva, magari per pagare alla badante le stesse cifre che sarebbero dovute con un regolare contratto». Al Caaf della Cgil invitano a valutare con attenzione i dettagli del contratto all’inizio del rapporto lavorativo, perché una buona partenza diminuisce il rischio di incomprensioni o comunque di contrasti nel periodo successivo.
Sostituti d’imposta
Con il regime attuale le badanti ricevono una retribuzione comprensiva di tredicesima e trattamento di fine rapporto e sono loro stesse a dover versare le imposte, calcolate in base alla loro retribuzione. Lo fanno davvero? I centri di assistenza fiscale non hanno dati sull’effettivo pagamento delle imposte, ma da parte del Fisco è comunque possibile incrociare le proprie banche dati con quelle dell’Inps a cui i datori di lavoro versano i contributi. Certo è possibile che una badante che fa rientro al proprio paese di origine ometta il pagamento delle imposte che in seguito saranno difficilmente recuperabili dall’Agenzia delle Entrate. La situazione potrebbe cambiare se dovesse entrare in vigore la misura del Governo che prevede la trasformazione dei nuclei familiari i sostituti d’imposta, con l’obbligo quindi di trattenere le imposte e versarle al Fisco.