Bruxelles scommette sull'Euregio

I fondi strutturali chiave di volta per superare la crisi. Partendo dal basso


Luca Marognoli


BRUXELLES. L'Europa punta sulle regioni per uscire dalla crisi. Dalla loro capacità di crescita, e di cooperazione interna e transfrontaliera, può venire una spinta decisiva per voltare pagina. Ne sono convinti a Bruxelles, dove gli "Open Days 2011 - la Settimana europea delle regioni e delle città" hanno messo l'accento sulla politica di coesione. Una forte spinta in avanti per l'Euregio.

L'appuntamento, che ha attirato 4.772 persone, 526 speaker e 231 giornalisti di tutto il continente, ha visto la partecipazione del presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, del presidente del Comitato delle regioni Mercedes Bresso e del commissario europeo per la politica regionale Johannes Hahn.

Le risorse. La strategia "Europa 2020" - spiega Bresso - ha indicato una rotta da seguire. «Ora bisogna garantire le risorse necessarie, vale a dire una dotazione di bilancio pari ad almeno l'1,05% del reddito nazionale lordo». La politica di coesione alimenta migliaia di progetti in tutta Europa attraverso due fondi strutturali, il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) ed il Fondo sociale europeo (Fse), oltre al Fondo di coesione. Tra le proposte della Commissione europea per il quadro finanziario pluriennale c'è «il rafforzamento della cooperazione territoriale europea e il riconoscimento del suo ruolo chiave nell'innovazione della governance attraverso un'ampia varietà di strumenti, tra cui le strategie macroregionali, i bacini marittimi e i Gect».

Il Gruppo di cooperazione. E' di pochi giorni fa il primo incontro del Gect, il Gruppo europeo di cooperazione territoriale costituito nel giugno scorso dall'Euregio Tirolo, Alto Adige e Trentino. Uno strumento, individuato dal regolamento europeo, che consente a territori appartenenti a Stati diversi di attivare progetti di cooperazione cofinanziati dall'Ue. La Provincia di Trento ci crede, anche in prospettiva: «Partiamo con il Gect - ha dichiarato il governatore Lorenzo Dellai -, ma l'orizzonte è quello di una vera regione europea, con un valore politico e istituzionale ancora più marcato e definito».

Casa comune a Bruxelles. In Rue de Pascale c'è la sede della rappresentanza comune a Bruxelles dell'Euregio. «La nostra avventura europea - spiega Vittorino Rodaro, direttore dell'ufficio trentino - inizia nell'autunno del 1995: siamo stati tra i primi ad aprire. Dal giugno 2005 abbiamo una sede di proprietà». Una casa comune che «vuole rappresentare un progetto, lo stare assieme, legato non solo alle radici condivise, ma che è soprattutto un'occasione per costruire ponti e relazioni, pensando all'Europa». In momenti di crisi come questo «è frequente la tentazione del ripiego in se stessi. Noi trentini non dobbiamo chiuderci nella nostra autosufficienza, ma guardare oltre, fuori casa».

"Meticciato" culturale. Il rapporto deve essere basato sulla reciprocità: «Mettere in mostra le nostre eccellenze, ma imparare dagli altri quando sono più bravi di noi».  Bruxelles è un grande crogiuolo diplomatico. Un "mercato" di esperienze da esibire e da mutuare. «Nel tenere relazioni si affinano anche culture. Qui si impara che le identità cambiano continuamente. E questo "meticciato" è un antidoto potente contro i rigurgiti identitari». Per fare questo ci vuole pazienza e capacità di tessere relazioni. «C'è la fatica quotidiana: la convivenza è bella, ma non è sempre poesia, è anche prosa. Però il messaggio che ci sforziamo di dare è che senza Europa non si va da nessuna parte».

Una grande vetrina. Dove fa allora l'Euregio? L'ufficio di rappresentanza opera in tre settori: svolge una funzione di rappresentanza istituzionale in loco riferendo a Trento su quanto producono gli organismi europei, fa attività di formazione acogliendo gruppi, scuole e quattro stagisti ogni anno, offre la sua consulenza tecnica agli uffici di Piazza Dante (in tema di applicazione di norme, di conformità e di aiuti di Stato) ma anche ad altri soggetti pubblici.  Decisiva è l'attività di autopromozione. «Nel 2010 abbiamo presentato le politiche della famiglia del Trentino in un incontro con Polonia, Spagna, Belgio e Quebeq», dice Rodaro. «E' solo un esempio: nello stesso anno abbiamo illustrato al Parlamento europeo il "Green corridor" dell'A22. Il Trentino si propone come territorio all'avanguardia in questo campo ed è disponibile costruire reti e relazioni stabili con altre realtà europee. L'Ue è impegnata fortemente nel promuovere azioni legate all'ecocompatibilità».

Le opportunità. Gli spunti che possono innescare collaborazioni sono infiniti. Un esempio: a breve si discuterà della nuova "Eurovignette", con l'Austria che vorrebbe allargare all'Italia il pedaggio già introdotto in Svizzera. «Per evitare i guasti causati dall'inquinamento bisogna essere disposti a spendere, investendo nella multimodalità. La strada da percorrere è quella». Poi i rifiuti: perché non fare un salto a Lille, per capire se si può mutuare il sistema di biodigestori che la città ha realizzato in un bacino di 4 milioni di abitanti, impiegando il metano prodotto per alimentare anche gli autobus urbani? Uno degli oltre cento seminari organizzati durante gli Open Days ha visto l'Euregio protagonista, assieme ad altre 10 regioni. Tema la cooperazione transfrontaliera nell'ambito sanitario. Tra i progetti illustrati una simulazione sulla mobilità dei pazienti tra Trentino, Alto Adige e Tirolo.  «Non c'è un eccesso di politiche regionali in Europa», ha detto il presidente Barroso. «Al contrario, abbiamo bisogno di più solidarietà e responsabilità. Abbiamo più bisogno di Europa». Il Trentino sta già facendo la sua parte.













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