Bregantini: «Troppi negozi aperti di domenica»

Il vescovo noneso, capo commissione della Cei per i problemi sociali, va all’attacco per le serrande aperte nel giorno di festa: «Uno scandalo»



TRENTO. In Italia la domenica il 30% dei centri commerciali e il 25% di negozi a conduzione familiare sono aperti: un dato di Confesercenti definito «scandaloso» dal vescovo di origine nonesa, monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, come un fenomeno che svilisce il significato del giorno sacro dedicato al Signore. «È scandaloso - dice Bregantini alla Radio Vaticana -. Per esempio, la Svizzera, la Germania ed altri Stati in Europa non hanno mai accettato questa legislazione del lavoro domenicale. Allora, impariamo da queste nazioni a scegliere l'essenziale: si fa spesa per sei giorni e la domenica si riposa, si sta a casa. La società ne guadagna, ma soprattutto ne guadagna la dimensione etica, che è il nocciolo del discorso».

«Se io la domenica non so dare valore al gratuito - spiega -, io riduco tutto al commerciale, cioè a ciò che mi serve o a ciò che tu mi dai, non al tempo libero per la famiglia o per Dio o per te stesso. L'uomo viene ridotto a “cosa”, a “commercio”, non c'è più la certezza di una persona amata, rispettata ed accompagnata, perché è persona, non perché è “cosa”». Secondo monsignor Bregantini, per evitare che la gente vada a lavorare la domenica «la Chiesa deve fare molto di più, vescovi compresi». «Io suggerirei - aggiunge - che ci debba essere una mobilitazione di tutte le parrocchie, in una data precisa, concordata a livello nazionale, che aiuti a leggere e ad aprire gli occhi su questo; una domenica concordata, dove tutti preghino nelle chiese, ne parlino nelle omelie e i cristiani manifestino davanti agli ipermercati aperti».













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