Boom di alloggi vuoti: 4000 a Trento
Edilizia e mercato immobiliare in crisi. La Lega: seconde case, stop ai vincoli
TRENTO. Quattromila alloggi vuoti a Trento, quasi un terzo delle abitazioni non occupate in tutto il Trentino. Il 3,6% in meno di iscritti alla cassa edile nell'agosto 2011 rispetto a un anno fa. Sono i numeri che descrivono la crisi dell'edilizia e del mercato immobiliare. Diverse le ricette su come favorire la ripresa e si riapre il dibattito sulla legge Gilmozzi sulle seconde case. La Lega chiede di sospendere i vincoli per due anni, ma incassa un coro di no: «Mossa che non avrebbe efficacia».
La terza commissione del consiglio provinciale ha svolto ieri le audizioni sul disegno di legge della Lega Nord che propone di sospendere per due anni le limitazioni imposte dalla legge Gilmozzi alla costruzione delle case per le vacanze. Per la Lega la legge ha avuto l'unico effetto di «anticipare la crisi del settore delle costruzioni», ha detto Franca Penasa.
Che il mercato sia in crisi lo dicono i numeri forniti dalla dirigente del servizio statistica della Provincia Giovanna Fambri: 4 mila alloggi vuoti solo a Trento, e un numero crescente nei Comuni piccoli. «Il settore edile è in sofferenza così come quello immobiliare, per il quale non si intravedono prospettive di ripresa a breve - ha spiegato - c'è un surplus di offerta con prezzi paradossalmente più in crescita che in calo. La difficoltà è di natura congiunturale ma anche strutturale».
L'assessore Mauro Gilmozzi ha spiegato che se l'incidenza in Trentino del settore delle costruzioni si attesta sul 7,2% del Pil, quando si parla di edilizia nei Comuni soggetti alla legge 16, si parla di uno 0,5% nel quale ci sono soprattutto prime abitazioni, dunque «le seconde case pesano relativamente poco». Gilmozzi ha poi rilevato come «l'Alto Adige insegna che investire sulle seconde case non paga, bisogna puntare piuttosto a incrementare i posti letto negli alberghi e su scelte di qualità, che a distanza danno migliori risultati».
Dalle audizioni in commissione è arrivato un coro di no alla sospensione della legge chiesta dalla Lega. Per Davide Cardella (Coordinamento imprenditori) «aumentare la costruzione di seconde case avrebbe effetti negativi sulla gestione del territorio, causando anche difficoltà per le giovani coppie a reperire alloggi a prezzi coerenti con il mercato immobiliare». Per i sindacati Andrea Grosselli (Cgil) ha evidenziato l'acuto momento di crisi dell'edilizia ricordando il 3,6% in meno di iscritti alla cassa edile dall'agosto 2010 all'agosto 2011 e l'altissima incidenza delle case non occupate, il 32,75% del totale: «Invece di cambiare la legge, sarebbe più opportuno incentivare le ristrutturazioni del patrimonio esistente, evitando così consumo di nuovo territorio, favorendo la riqualificazione energetica e incentivando le stesse imprese a qualificarsi».
Secco no a cambi di rotta dagli ambientalisti (per Francesco Borzaga, Wwf, «non c'è bisogno di proseguire quella politica immobiliarista folle che ha concorso alla crisi del sistema»), da architetti e ingegneri, Coldiretti e Confagricoltura. Unica voce a favore quella di Paolo Mondini (Unione commercio) secondo cui la legge Gilmozzi «ha penalizzato fortemente le piccole imprese edili, gli artigiani e il territorio». Il Consiglio delle autonomie ha chiesto un'indagine per valutarne gli effetti.