Blitz contro il lavoro nero in campagna
In due mesi trovati 45 operai agricoli irregolari in Trentino (131 in regione). Nel 2018 boom del fenomeno con un più 140%
TRENTO. Mentre la politica cerca una maniera per ridurre la piaga, il lavoro nero continua a farla da padrona nelle campagne. Anche in quelle trentine. E non si tratta di far lavorare un conoscente per qualche ora quando i tempi di consegna dell’uva in cantina sono strettissimi (che è comunque contro la legge), ma di organizzare i turni in campagna sapendo di poter fare riferimento a personale che viene pagato in nero o che riceve una parte del compenso fuori busta. Lavoratori che vengono «gestiti» da società che fungono da intermediari.
Questo è quello che succede nelle nostre campagne e che è stato fotografato da una serie di verifiche della Guardia di Finanza. Ma la piaga riguarda anche altri settori tanto che i militari trentini nei primi 10 mesi dell’anno hanno scovato 181 lavoratori in nero con un crescita di quasi il 138 per cento rispetto allo scorso anno. In calo i lavoratori irregolari: ne sono stati trovati 50 contro i 93 dello stesso periodo del 2017. I settori più coinvolti? La ristorazione, l’alberghiero e agricoltura con una «ripresa» anche nell’edilizia, segno, se lo si vuol leggere positivamente, che in questo ambito il lavoro sta aumentando.
I controlli nei campi. Ribaudo, comandante provinciale a Trento della Finanza, e Procucci, comandante a Bolzano, hanno spiegato che solo in settembre e ottobre a livello regionale i controlli in campagna sono stati 100 controlli. Un periodo in cui c’è una febbrile attività nelle campagna fra la raccolta delle mele e la vendemmia. L’attività, all’interno di un piano predisposto dal comando regionale, ha portato a scoprire, in 39 delle 100 aziende ispezionate, 131 lavoratori irregolarmente impiegati: 107 in nero e 24 iscritti a libro paga ma con salari fuori busta. I responsabili delle imprese sono stati segnalati agli uffici del lavoro, per le violazioni relative all’illecito impiego della manodopera e all’Agenzia delle Entrate per i profili tributari.
Nazionalità. Lavoratori in nero ma comunque regolari, e spesso anche italiani. In Trentino sono stati 45 i lavoranti non a norma (25 quelli in nero) e di questi ben 17 erano italiani. E poi ci sono quelli dell’Est e quelli che arrivano dall’Africa come cittadini del Mali, del Gambia, del Senegal e della Nigeria.
I paesi. L’attività di controllo della Finanza in Trentino ha toccato tutta la provincia, ma le irregolarità sono state riscontrate a Nogaredo, Mori, Levico, Borgo, Lisignago e Terzolas. Irregolarità, dunque, a macchia di leopardo.
I salari e le sanzioni. A fronte di 630 lavoratori controllati, è stata riscontrata una percentuale d’irregolarità del 21% della forza lavoro (un lavoratore non in regola ogni cinque). Con riferimento al personale impiegato “in nero”, è prevista una maxisanzione, che oscilla da un minimo di 1.500 a un massimo di 9.000 euro per ciascun lavoratore irregolare. L’attività ispettiva, condotta in stretto coordinamento con i servizi ispettivi del lavoro di Trento e Bolzano e, in una decina di casi, congiuntamente con funzionari dell’Inps. Controlli che hanno permesso di riscontrare un costo orario a carico dell’imprenditore variabile dai 7 ai 10 euro, nei casi di rapporti diretti tra impresa e lavoratore, e dagli 8 ai 12 euro nei casi di intervento di agenzie di intermediazione. (m.d.)