Bimbi senza scuola, genitori nei guai

In un anno, soltanto a Trento, quasi 60 denunce per mamme e papà


Mara Deimichei


TRENTO. I dati non sono allarmanti come quelli che arrivano dal nord Italia, ma ugualmente fanno impressione. Nel corso del 2009 gli agenti della sezione di pg della polizia locale hanno denunciato 50 fra mamme e papà, colpevoli di non mandare i propri figli a scuola. Dato peggiorato nell'anno che è appena terminato: le denunce hanno sfiorato quota sessanta.
C'è chi il proprio figlio non lo ha nemmeno iscritto a scuola e chi, dopo aver compilato le carte, si è poi «dimenticato» di fargli frequentare le lezioni. E non si tratta solo di stranieri, ma fra i denunciati ci sono anche coppie trentine.
Il numero di questi reati è cresciuto rapidamente negli ultimi anni. Solo all'inizio del 2000 nel Comune di Trento le segnalazioni di questo tipo non superavano la ventina. Ora questo dato è praticamente triplicato. Da qui si capisce che la piaga dell'evasione scolastica è pari al fenomeno della dispersione e dell'abbandono ed è ancora oggi in sensibile aumento. Le motivazioni di questa situazione sono diverse, per lo più riscontrabili in contesti socialmente ed economicamente disagiati. Molti dei bambini che non frequentano provengono in famiglie monoreddito dove il bisogno ma anche l'assenza di un'idea di istruzione, vista come opportunità di crescita di vita e di miglioramento anche economico, spinge ad avviare i figli al lavoro, a volte persino senza il completamento dell'istruzione elementare, incorrendo poi nel reato dello sfruttamento del lavoro minorile. Aspetto quest'ultimo che sembra non toccare, comunque la realtà trentina.
Restano, però, questo incremento nel numero delle denunce. L'iter prevede che la segnalazione parta dalla scuola, tenuta a comunicare al Comune i casi in cui le assenze siano prolungate e non giustificate da una malattia. La segnalazione viene girata dall'ufficio istruzione agli agenti della polizia locale che iniziano a fare i loro accertamenti direttamente con le famiglie. Imbattendosi in storie anche difficili. Storie dove genitori con un passato e un presente difficile non riescono a mandare i loro bambini a scuola. Genitori che non comprendono l'importanza dell'obbligo scolastico e che rinunciano alla possibilità di dare un futuro alla loro prole tenendo a casa i piccoli invece che mandarli a frequentare le lezioni. C'è anche chi non fa nemmeno l'iscrizione. In questo caso i controlli sono facilitati per le strutture. Ogni scuola sa quali bambini possono fare domanda di iscrizione. Se ci sono nomi che non vengono trovati al momento della formazione delle classi, parte una verifica incrociata anche con gli altri istituti comprensivi. E se quel nome non viene trovato da nessuna parte, la pratica passa alla polizia municipale. È così, ad esempio, che gli agenti sono finiti nella casa di una famiglia cinese con un bambino che avrebbe dovuto frequentare la prima elementare. Una famiglia senza particolari problemi e integrata nel tessuto sociale con entrambi i genitori impegnati nel lavoro. Insomma una situazione normale ma dove a nessuno era venuto in mente che un bambino di 6 anni invece che stare a casa avrebbe dovuto frequentare la scuola. E così anche per loro è scattata la denuncia è finita davanti al giudice di pace.

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