«Basta con lo sfruttamento del torrente S. Pellegrino»
Moena, i pescatori si oppongono nettamente alla nuova centrale idroelettrica Nizzi: «Si ridurrebbe la portata e si metterebbe a rischio la flora e la fauna del rio»
MOENA Il terzo impianto idroelettrico sul torrente S. Pellegrino preoccupa i pescatori. «Non è solo un problema legato alla nostra attività – spiega Roberto Nizzi, presidente dell'associazione pescatori di Moena – ma riguarda aspetti di interesse generale. La riduzione della portata influisce negativamente sulla fauna e sulla flora del torrente e comunque incide sulla bellezza di un corso d'acqua, caratterizzato da acque cristalline.
Davvero abbiamo bisogno di speculare ancora sul Rio S. Pellegrino già abbondantemente sfruttato? Molte delle sorgenti in quota sono già intercettate per riempire i vasconi degli impianti per la produzione della neve programmata. Nonostante le assicurazioni sul rilascio di una portata minima nel periodo autunnale e invernale il torrente sarà fortemente ridimensionato». Nel primo dopoguerra, con la realizzazione del bacino artificiale di Pezzè, iniziò lo sfruttamento del corso d'acqua con un canale sotterraneo che prelevando acqua in località “Busez” la trasferisce tuttora nel lago. Nel 1992 la Sem (Società elettrica moenese) creò una centralina al limite est del paese raccogliendo l'acqua sopra la stazione di partenza della cabinovia per l’Alpe Lusia.
Ora il progetto del Comune che prevede la captazione delle acque in località Fango per muovere le pale delle turbine nella centralina prevista a Ronchi. Tre prelievi su una lunghezza di otto chilometri per i pescatori di Moena sono troppi. Per ora si tratta solo di un progetto che ha avuto il parere positivo della Provincia con una serie di prescrizioni come l’approfondimento sugli aspetti geotecnici con l’effettuazione anche di indagini sul posto. Durante i lavori le maestranze dovranno evitare intorbidimento dell’acqua nel periodo riproduttivo della trota e nel successivo periodo di sviluppo embrionale.
La Giunta chiede inoltre di evitare lo spargimento in acqua di potenziali inquinanti, come il cemento e, a conclusione dei lavori, corre l’obbligo di rinaturalizzare il tratto di torrente interessato col ripristino sia della vegetazione, sia della morfologia dell’alveo, provvedendo alla rimozione completa del materiale di cantiere residuo. Particolare attenzione poi sarà dedicata all'area di prelievo che è in prossimità della linea del fronte della Grande Guerra. Qui è visibile, e sotto tutela, un complesso dedalo di trincee occupate dalle truppe austroungariche nella primavera del 1915.
La centralina sul rio S. Pellegrino dovrebbe avere una potenza nominale media pari a 684,29 chilowatt con un prelievo massimo di 800 litri al secondo. L'impianto dovrebbe produrre mediamente 4,368 kilowatt /ora e la sue gestione, nonostante l'elevata automazione costerebbe 77 mila euro ogni anno. L'utile previsto si aggira intorno 650 mila euro ma ci vorranno almeno cinque anni per ripagare l'investimento di tre milioni.