Azzardo, ecco il sito che aiuta a dire di no

Lo ha da poco messo in rete l’Associazione Ama Auto Mutuo Aiuto La referente Miriam Vanzetta: «I giocatori cercavano aiuto su internet»


di Luca Marognoli


TRENTO. Una mano tesa dal web. Quando all’Associazione Ama Auto Mutuo Aiuto si sono resi conto che sempre più giocatori d’azzardo cercavano aiuto sulla rete, hanno iniziato a lavorare perché lì potessero trovare (le prime) risposte. È nato così un sito dedicato sia a chi è dipendente o sospetta di esserlo che ai suoi familiari. Uno strumento informativo che, in maniera semplice, orienta chi ha bisogno verso le figure e gli strumenti creati per liberare dalla schiavitù di slot, gratta e vinci e roulette. Facendo capire per prima cosa come riconoscere il problema, quindi a chi rivolgersi e quali strumenti di prevenzione vengono adottati. L’indirizzo è noazzardo.beta-webs.com e rappresenta in modo molto efficace alcune situazioni vissute dai giocatori e il loro percorso riabilitativo, utilizzando parole e immagini. Una “voce guida”, quella del giocatore-tipo, fa da narratrice. C’è un ragazzo che tiene la testa fra le mani, accompagnata dalla didascalia: “Con le vlt ho proprio toccato il fondo e l’ho fatto toccare anche alla mia famiglia”; c’è una giovane che compone un numero di telefono e la scritta “Mia moglie ha trovato la forza di chiedere aiuto e abbiamo fatto un primo colloquio”; ci sono le persone sedute a cerchio e il commento: “Sto frequentando un gruppo Ama e non gioco più”.

«I nostri manifesti sono appesi da tempo negli ambulatori, nei Comuni e nelle Comunità di valle e questo si continuerà a fare, perché con le persone anziane è il sistema di comunicazione più facile. Ma chi ha dimestichezza con i mezzi tecnologici si rivolge a internet», spiega Miriam Vanzetta, referente del progetti sul gioco d’azzardo dell’Ama. «Oggi tutti hanno lo smartphone o il pc a casa e diventa più facile trovare informazioni su internet. Finora non avevamo un sito istituzionale sul tema del gioco d’azzardo, per informare su quello che possiamo fare noi e anche l’Azienda sanitaria».

C’è spazio anche per l’interattività e l’“autodiagnosi”: «Chi lo desidera può fare un autotest per capire il livello di dipendenza: è anonimo per garantire il rispetto della privacy, ma motiva la persona a rivolgersi a noi o al Serd», continua Vanzetta. Che precisa: «Il sito è nato in collaborazione con i ragazzi di TechPeaks di Trento Rise, che avevano messo a disposizione di realtà come la nostra le loro competenze informatiche. Il linguaggio che abbiamo utilizzato si rifà alle esperienze dei gruppi in modo che chi entra si riconosca facilmente. All’inizio sentiamo spesso dire: “Non sapevo cosa fare... Avevo vergogna...”. C’è a volta paura di chiedere aiuto, ma nei gruppi ci si accorge che è possibile fare un percorso, cambiare il proprio stile di vita e ritrovare fiducia tra familiari. Non dimentichiamo che la famiglia è uno dei primi soggetti che subiscono forti ripercussioni dalla dipendenza».

I gruppi Ama per giocatori e familiari sono attivi non solo a Trento ma anche a Rovereto, Riva, Cles, Tione e Predazzo.













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