Avio e Mori: basta marzemino
L’allarme di Orsi all’assemblea di Vivallis: «Vanno estirpati 30 ettari di vigneti in zone non vocate»
VOLANO. Il marzemino in Vallagarina è troppo, bisogna estirparlo dalle zone non vocate. Lo ha detto chiaro e tondo Adriano Orsi all'assemblea della Vivallis. Orsi - peraltro riconfermato all'unanimità dai soci al vertice della ex Sav - è presidente anche della Cavit, e come presidente della Cavit parlava: «A Trento ci arrivano 14 mila ettolitri di vino, e con 7 mila di questi abbiamo problemi a piazzarli sul mercato. É successo che, quando il mercato andava bene, tante cantine hanno voluto avere il "loro" marzemino, e questo è stato piantato in zone non vocate. Questo non va bene, e ora abbiamo 30 ettari di marzemino da estirpare ad Avio e a Mori. Il marzemino - ha rincarato Orsi - è un vino particolare, che va vinificato in un modo, non si presta a tante cose, non si può tagliare, e così via. Ognuno difenderà la bontà del proprio marzemino, avremo delle lamentele, ma dobbiamo legare il vitigno alle effettive potenzialità del territorio, e in questa scelta serve una regia». Ciò significa che il marzemino, secondo i vertici della Cavit, va coltivato solo nelle zone vocate, ossia i Ziresi a Volano e ad Isera. Altrimenti, non c'è mercato sufficiente. Ciò è anche rispecchiato nelle remunerazioni della stessa Vivallis, che pure conta sul marzemino di Volano: il vino di Mozart proveniente al di fuori della microzona è pagato meno della schiava e del merlot. Ci sono difficoltà di collocazione anche per il cabernet franc: e non è perché sono vini non buoni, piuttosto perché non sono in linea con le aspettative di mercato, a meno che non siano notevolmente superiori alla media.
Un messaggio chiaro, anche in un'annata positiva per la cantina di Nogaredo: le remunerazioni ai soci per l'annata 2011 sono aumentate dell'11%, da 67 a 74 euro al quintale la media. Non c'è da dormire sugli allori, hanno ricordato il presidente ed il direttore Mauro Baldessari ai soci, perché si è comunque in un contesto generale di crisi, in Usa aumenta il pinot grigio prodotto oltreoceano, mentre in Italia si stanno affermando nei supermercati le etichette private (ovvero Coop o altre catene che comprano il vino sfuso e lo vendono poi con loro marchi, con effetti dirompenti sui prezzi). La Vivallis, da par suo, si appresta alla fusione con la cantina di Nomi (attualmente socio unico della cantina). La piccola cantina della Destra Adige sta sanando la sua situazione economica, e la fusione potrebbe essere realtà nel corso del 2013. A Nogaredo invece stanno cominciando i lavori per la nuova pigiatura e pressatura della cantina. Questo intervento è stato rivisto e ridotto a quanto è strettamente necessario, poiché per finanziare il resto occorrerebbe dismettere parte del patrimonio di Sant'Ilario, ed ora non si spunterebbero buoni prezzi sul mercato immobiliare. Si procede così con cautela. Buone notizie, sempre da Sant'Ilario, per le scorte agrarie, che registreranno un fatturato di 7 milioni di euro. (m.s.)
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