Avifauna selvatica Lipu: in aumento le specie minacciate
TRENTO. Sono 960, di 76 specie diverse, gli uccelli arrivati feriti, invischiati, catturati in modo illecito e sotto sequestro dalla forestale, come nidiacei caduti dal nido o per altri motivi al...
TRENTO. Sono 960, di 76 specie diverse, gli uccelli arrivati feriti, invischiati, catturati in modo illecito e sotto sequestro dalla forestale, come nidiacei caduti dal nido o per altri motivi al Centro recupero avifauna selvatica della Provincia, gestito dalla Lipu. Il Centro lo scorso anno ha festeggiato i suoi primi dieci anni. Ieri mattina il delegato della Lipu Sergio Merz, affiancato dalle collaboratrici Silvia Nones ed Elisa Merz, ha raccontato ai giornalisti la sintesi delle attività 2017, nella cornice del Centro collocato all’ingresso del Bosco della città, a San Rocco di Villazzano. Il maggior numero di animali che arrivano al centro sono delle specie tordo bottaccio (274), merlo (115), balestruccio (65), rondone (66). Anche alcune decine di rapaci, dunque di particolare rilievo ecologico, sono state curate. Scalpore aveva destato lo scorso anno il caso di un’aquila reale, ritrovata in Val Rendena, arrivata molto debilitata, sottopeso al CRAS , con un’ infezione al dito opposto della zampa destra. Lo splendido uccello selvatico, dopo il ricovero e la fase di riabilitazione, possibile grazie alla presenza di tunnel di volo appositi, ha riavuto la libertà nella zona di ritrovamento sopra Madonna di Campiglio.
«Nel 2017 il numero dei ricoveri è aumentato per i numerosi sequestri di nidiacei da parte del Corpo Forestale Provinciale - ha spiegato Merz - Quest’anno abbiamo superato il record positivo di animali liberati, grazie al lavoro dei nostri volontari. 557 sono i volatili liberati (il 57,1%), 405 quelli purtroppo morti (il 41,5%). Siamo riusciti ad ottenere questo risultato anche se spesso gli animali arrivano al CRAS in condizioni disperate. Normalmente gli uccelli reintrodotti in natura variano dal 49% al 52% . Essenziale il ruolo del volontariato». Lo spiega Merz: «Al centro oltre ai due operatori retribuiti, hanno operato dieci volontari, che si sono alternati nei mesi di maggior lavoro e nei giorni festivi. In totale, le ore di lavoro dei soli volontari, esclusi i contratti occasionali e a tempo determinato, sono state 2190».
La prima causa di ricovero sono i nidiacei caduti dal nido. I sequestri da parte del corpo Forestale Provinciale per bracconaggio ai nidi sono la seconda causa. Numerosi sono anche gli impatti con vetrate, cavi, manufatti. La predazione da animali domestici è la quinta causa di ricovero, in particolare per le temibili predazione da gatto, che spesso uccidono subito per lo spavento l’uccello. A conferma del ruolo sociale dei Cras, tantissime telefonate sono arrivate anche da fuori provincia, in particolare richieste di informazioni non strettamente collegate al recupero degli animali, ma soprattutto per conoscere le normative provinciali in materia di tutela faunistica o denunciare eventuali comportamenti illeciti. (m.d.t.)