Avanzo e Widmann ma senza i voti del Pd
Grandi elettori, strappo in maggioranza. Passa la proposta di Rossi, i Dem: «Non garantita la rappresentanza». Anche le minoranze divise: eletto Urzì
TRENTO. Al termine di una giornata convulsa e a tratti surreale, in consiglio regionale passa la linea dei governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher: in parlamento, come grandi elettori del nuovo presidente della Repubblica, andranno la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo (Patt) e il suo vice Thomas Widmann (Svp). Non ci sarà un grande elettore del Pd, il partito di maggioranza relativa. E nel centrosinistra autonomista si consuma uno strappo politico: il Pd, che da giorni chiedeva di avere un proprio esponente in nome della rappresentanza politica e in quanto unico partito di maggioranza ad avere una dimensione nazionale, si chiama fuori e non vota i due nomi di Patt e Svp.
Mediazioni affossate. L’ipotesi di inviare a Roma i due governatori, Ugo Rossi e Arno Kompatscher, rimane solo teorica, di fatto già archiviata dallo stesso Upt che l’aveva proposta come tentativo di mediazione nel vertice dei capigruppo di maggioranza trentini con Rossi. «I grandi elettori non possono essere i presidenti delle due Province», scandisce il governatore, «a Roma serve una rappresentanza della Regione. Se il Pd ritiene che la caratterizzazione del presidente della Regione superi le appartenenze, sono pronto ad andarci io». Ma il nome di Kompatscher non è mai stato in campo, la Svp resta ferma sul nome di Widmann. Un ticket, quello Rossi-Widmann, che il Pd non ritiene accettabile perché sbilanciato. E a quel punto rilancia l’ipotesi Dorigatti-Widmann, ovvero i due presidenti dei consigli provinciali. Ma qui è Rossi a dire no: «Non sono rappresentanti dell’istituzione regionale».
Svp ferma su Widmann: bene due autonomisti. Sul versante altoatesino la Svp resta ferma sul proprio nome, il vicepresidente del consiglio regionale, il quale fin dal mattino fa capire di essere solidamente in campo. Lo conferma in serata anche il governatore Arno Kompatscher: «La scelta è del consiglio, non del governo regionale». E fa capire che lo scontro, tutto trentino, non lo riguarda minimamente: «Non sono stato contattato e non sono state avanzate proposte alternative». Ma è il capogruppo Svp Dieter Steger, in aula, a dare una lettura tutta politica del ticket Avanzo-Widmann: «I massimi esponenti del consiglio regionale sono titolati a diventare grandi elettori, i quali devono essere autonomisti convinti. La Svp lo considera molto importante per portare avanti le istanze dell’autonomia».
Lo strappo del Pd. Il capogruppo Alessio Manica, che per 24 ore ha lavorato a cercare una mediazione e a tenere insieme le diverse opinioni del suo gruppo, interviene con il suo consueto tono pacato, ma non può evitare di rimarcare la frattura con Rossi e la maggioranza: «Nessuno vuole piantare bandierine o occupare poltrone. Abbiamo posto con forza il tema della rappresentanza politica in un passaggio vitale e delicato come l’elezione del presidente della Repubblica. Nonostante l’elevato profilo della nostra proposta, nonostante il Pd sia il secondo partito regionale, l’unico partito di maggioranza ad avere una dimensione nazionale, si è scelto di dare un peso maggiore alle prassi ed alle interpretazioni delle circolari nazionali (che peraltro non si occupano delle nostre Province autonome) che ai ragionamenti politici. Forse proprio su queste mere indicazioni nazionali si poteva rivendicare autonomia delle scelte». A cose fatte, un’altra valutazione: «Alcuni passaggi vanno gestiti con meno fretta e più confronto, qui si è sbagliato tutto». Il voto finisce con 26 voti per Widmann, 25 per Avanzo, 17 per Urzì, 11 per il verde Dello Sbarba, 3 per Dorigatti, due per Borgonovo Re, 1 per Rossi, 4 schede bianche e 3 nulle.
Rossi. Il governatore non fa una piega e ribadisce in toto la sua posizione: «Il Pd ha sopravvalutato questo passaggio e ha posto una questione partitica, non non politica. Con l’elezione di Avanzo e Widmann si è rispettata una prassi istituzionale e mi dispiace molto che non sia stata colta la portata politica di questa proposta». «Il compito di tutta la delegazione, parlamentare e regionale, sarà di eleggere un presidente della Repubblica attento alle autonomie, dentro la scelta della maggioranza nazionale». La giovane neopresidente del consiglio e ora grande elettrice Chiara Avanzo ringrazia l’aula per la fiducia e dice: «Dispiace che non ci sia stata condivisione da parte di tutti ma voglio pensare che non ci saranno strascichi polemici».
Urzì per le minoranze. L’altoatesino Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) la spunta nel nome dell’alternanza tra Trento e Bolzano. Ma anche le minoranze arrivano al voto dopo una giornata di spaccatura, con i nomi di Borga (Civica) e Simoni (Pt), che alla fine convergono su Urzì. Elena Artioli (Team Autonomie) ritira la sua candidatura «visto che la quota rosa è già rappresentata da Avanzo». Al verde Dello Sbarba conquista comunque 11 voti, oltre quelli del suo gruppo.
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