Arsenico nell'acqua, trentini vittoriosi

Il Tar del Lazio ha condannato i ministeri di Ambiente e Salute a pagare



TRENTO. Oltre duemila cittadini, tra cui almeno 50 trentini, saranno risarciti dai ministeri dell'ambiente e della salute per l'arsenico nell'acqua potabile. I trentini hanno sottoscritto una class action promossa dal Codacons. In Trentino sono 18 i comuni nei quali si è registrata una presenza dell'arsenico nell'acqua superiore ai limiti di legge. Anche i sobborghi collinari di Trento presentava valori alti di arsenico, ma poi la Trenta ha acquistato un apparecchio ad hoc per mettersi in regola. Il Codacons ha vinto la causa davanti al Tar del Lazio.

I giudici amministrativi hanno condannato i ministeri dell'ambiente e della salute a pagare un risarcimento di almeno 100 euro a ciascun utente. In tutto, la causa era stata avanzata da duemila utenti residenti in varie regioni, tra cui Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia e Umbria. L'avvocato Gloria Canestrini, presidente del Codacons del Trentino, spiega: «Da noi i comuni con valori superiori alla legge sono 18 e una cinquantina di persone ha sottoscritto la causa». in Secondo i giudici amministrativi di primo grado, riferisce il Codacons, bere «acqua all'arsenico può produrre tumori al fegato, alla cistifellea e pelle, nonchè malattie cardiovascolari».

«La sentenza - afferma il Codacons in una nota - apre una strada di incredibile valore, affermando che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute». «Ora questa strada - prosegue la nota - sarà percorsa anche per chiedere i danni da inquinamento dell'aria e da degrado sia a Napoli che a Roma e nelle altre grandi città in cui la vivibilità è fortemente pregiudicata dal degrado ambientale».

Per Carlo Rienzi, presidente dell'associazione di utenti e consumatori Codacons, si «tratta di una vittoria importantissima perchè pone termine alla impunità di regioni e ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico. Ora i singoli presidenti delle regioni e i singoli Ministri dell'Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all'Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti».













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