Arrivano anche a Trento i cartelli «secessionisti»
Dopo averli affissi a Roma, Primon e l’Heimatbund hanno ottenuto il via libera anche nel capoluogo: «Così risvegliamo la vera identità dei nostri cittadini»
TRENTO. «Un invito alla secessione? Certo che lo è!». Te lo dice con una genuinità che ti spiazza, ma in fondo Paolo Primon è sempre stato coerente con la sua idea che «il Sudtirolo non è Italia». E siccome per lui anche il Trentino è Sudtirolo ne consegue per logica che «anche il Trentino non è Italia».
Ecco, più o meno è questa la scritta che da oggi comparirà su una settantina di manifesti che l’Ica - la società concessionaria del Comune di Trento che si occupa delle affissioni pubbliche - attaccherà nelle vie del centro cittadino. «Il Sudtirolo non è Italia» - vi si legge, con una piccola “peccetta” nella quale si evidenzia (su rigorosa bandiera austriaca) che «Trènt l’è Südtirol», secondo l’equazione che enunciavamo all’inizio.
Primon e i secessionisti dell'Heimatbund, dunque, fanno sul serio. E dopo aver tappezzato persino la Capitale con i manifesti secessionisti ora arrivano in Trentino. «Per ora partiamo dal capoluogo - spiega con orgoglio l’ex candidato sindaco - ma nei prossimi giorni ci sposteremo anche in altri centri come Rovereto, Riva o Pergine».
La storia di questi manifesti, in realtà, è stata turbolenta. I separatisti di Eva Klotz li volevano affiggere a Roma ma nelle scorse settimane sono stati bloccati dal “niet” dell’amministrazione comunale. Un diniego contro cui il gruppo sudtirolese ha presentato un ricorso al Tar che ha dato loro ragione. Secondo i giudici amministrativi romani lo slogan “Il Sudtirolo non è Italia” non ha carattere ingiurioso né si appalesa in alcun modo lesivo della Costituzione italiana.
Dunque via libera all’affissione nella capitale.
Apriti cielo. Fratelli d’Italia e la sua presidente nazionale Giorgia Meloni hanno annunciato di volerli coprire tutti. Se l’abbiano fatto non è dato sapere («ma li ringraziamo di avercelo detto, così se accadrà sapremo da chi andare» - se la ride Primon), quello che è certo che la stessa Meloni si è fatta fotografare dai giornali nazionali mentre - con un tricolore in mano - copre la scritta «non», “riportando” così il Sudtirolo in Italia.
«Questi cartelli sono una provocazione - spiega Primon - vogliamo risvegliare nei trentini l’identità di popolo. Che il Sudtirolo, e anche il Trentino non siano italiani lo dice la storia, quella stessa che non viene insegnata nelle scuole. Se nella nostra regione facessimo un referendum sulla secessione, oggi più che mai sono sicuro che anche in Trentino si registrerebbero tanti voti favorevoli, molti di più di quanti ne immaginate».
(lu.pe.)