Ammanchi, l’ex economa deve risarcire
Lavorava nel Comune di Sover e la Corte dei Conti l’ha condannata a pagare quasi 26.500 euro per «pareggiare» i conti
TRENTO. Peculato e falso in atto pubblico. Queste le due pesanti accuse che la procura ha mosso contro F.B., l’ex economa del comune di Sover. E dopo il procedimento penale (siamo al rinvio a giudizio) si è aperto (e chiuso) anche quello contabile con la donna che è stata condannata a pagare 26.493 euro. Ma non è stata la sola a finire sotto la lente d'ingrandimento della procura della Corte dei conti. Chiamati a risarcire - e condannati a farlo - anche due ex segretari comunali dell’amministrazione cembrana. Si tratta di G.T che dovrà pagare 5 mila euro e O.B. condannato per 2.800 euro. Perché la condanna anche per i due ex segretari? Si legge in sentenza che «la condotta appropriativa di F. B. sia stata, di fatto, agevolata dall’inescusabile deficit di vigilanza da parte dei segretari comunali. Il pm ha contestato ai due di essere venuti meno ai doveri di controllo sull’attività del personale, nonostante si trattasse di un compito agevole viste le piccole dimensioni del Comune di Sover (837 abitanti). Ha, quindi, ravvisato la responsabilità sussidiaria dei nominati convenuti per aver concorso, con colpa grave, alla determinazione del danno». Un comportamento, viene sottolineato dai giudici contabili, diverso dall’ultimo segretario che «rendendosi conto delle palesi anomalie della contabilità» presentava la denuncia. Questo il quadro generale all’interno del quale hanno «dialogato» l’accusa e la difesa sia sui reati in sé, sia sul conteggio del «quantum». Ma di cosa è accusata l’ex economa? Dagli accertamenti della Guardia di Finanza risulterebbe che fra il 2010 e il 2015 «la dipendente rendicontava in modo confuso la propria attività, utilizzava - si legge in sentenza - artifizi contabili, non giustificava gran parte dell’attività di spesa economale, non effettuava i riversamenti in Tesoreria delle somme di denaro di cui, a vario titolo, aveva il maneggio». Qualche cifra? Ci sono fra gli altri, 15.241,86 euro contestati per la “Gestione di cassa” quasi 6 mila del capitolo “Spese postali”. E poi ci sono anche qualcosa più di mille euro finiti sotto la dicitura “permesso funghi”. Tutti soldi che secondo l’accusa dovevano finire nelle casse del Comune e invece sono finite in quelle dell’econona. Comune al quale la Corte strizza le orecchie. «La dolosa condotta della dipendente è stata agevolata dal fatto che rivestisse sia la funzione di economo/agente della riscossione che di responsabile del Servizio Finanziario. Soggetto, questo, preposto alle verifiche di cassa sulla gestione dell’economo/agente. L’incongrua coincidenza ha comportato una macroscopica violazione del principio di “alterità”, ovvero della distinzione che deve sussistere fra controllore e controllato».