«Amianto letale, ex dirigenti a giudizio»
Chiesto il processo per 4 manager (uno di loro ha 94 anni) dopo la morte di un dipendente. Per il pm sapevano dei pericoli
ROVERETO. I quattro manager che si sono succeduti alla guida della Rheem Radi dal 1970 al 1988 sono in qualche modo responsabili della morte del settantaquattrenne di Pomarolo, ex manutentore nella fabbrica roveretana, stroncato due anni fa da un mesotelioma epitelipleurico? Erano a conoscenza della pericolosità legate alla lavorazione dell’amianto, ma si guardarono bene dall’informare i lavoratori? Sarà il giudice dell’udienza preliminare Riccardo Dies, il 18 ottobre prossimo, a decidere se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro dirigenti - tre statunitensi e un italiano - depositata dal sostituto procuratore Fabio De Angelis.
In quella sede, il gup può ritenere di decidere sulla base degli atti in suo possesso, firmando un decreto con cui rinvia a giudizio i quattro imputati, accogliendo quindi la richiesta del Pm, oppure disporre nuove indagini. Sempre in quella sede gli imputati e i loro difensori potranno chiedere di patteggiare o chiedere il rito abbreviato.
Gli accusati sono anziani ex amministratori delegati (Chief executive officier, Ceo) che in quasi vent’anni hanno guidato la Rheem Radi: l'ormai novantaquattrenne David Scott, residente a Dover, in New Hampshire; John Herndon si è stabilito con la famiglia a Mulmur Township, Ontario, Canada, dove vive nell'agio; Alfred Slade Mills Jr., classe 1935, è in pensione da anni e vive tra New York e Washington. L'unico italiano è il milanese Domenico D'Angelo, anche lui ormai sull'ottantina. Secondo la Procura, tutti loro erano a conoscenza degli effetti cancerogeni delle microfibre presenti nell’amianto, che alla Rheem Radi veniva usato, seppur non in quantità massicce, per la coibentazione degli scaldabagno, ma non si adoperarono per informare i dipendenti né per adottare misure tali da ridurre al minimo i rischi rappresentati dalle microfibre d’amianto. Se i quattro ex dirigenti fossero riconosciuti colpevoli e condannati a risarcire i familiari dell’uomo di Pomarolo. Cosa che non avrebbe precedenti nella nostra provincia.
Sempre per il 18 ottobre prossimo, il gup Monica Izzo che in primavera aveva incaricato l’esperto friulano Claudio Bianchi di eseguire una perizia, ha disposto l’incidente probatorio per cercare di fare chiarezza su un’altra vicenda, anch’essa partita dalla morte di un operaio roveretano ucciso da un mesotelioma, che vede indagati i vertici dell'Archifar, della Roferm e della Biochemie. Anche su questo fronte, la magistratura vuole capire se esistano responsabilità da parte di una decina di dirigenti dell’industria farmaceutica roveretana.
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