Agli Schützen oltre 257 mila euro

Panizza a Leonardi (Pdl): ecco i contributi per le divise. Pomini (Cisl): serve più equilibrio nelle spese


di Giuliano Lott


TRENTO. In tre anni, dal 2009 al 2011, il Servizio attività culturali della Provincia ha erogato quasi 260 mila euro alle compagnie Schützen del Trentino per l’acquisto di costumi e divise. Per l’esattezza, il saldo è di 257 mila 908,93 euro, ripartito in tre tranches: 117.289,35 euro nel 2009, 82.027,07 l’anno successivo e 58.592,51 nel maggio dello scorso anno. Per il 2012 invece non sono ancora pervenute domande, poichè la convenzione tra Provincia e Federazione delle compagnie Schützen è in corso di perfezionamento. A illustrare tanta generosità è l’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza, in risposta a un’interrogazione del consigliere del Pdl Giorgio Leonardi, firmatario di un’analoga iniziativa nel 2010, quando i contributi ai cappelli piumati sfioravano i 200 mila euro.

Da parte dell’assessore, già bersagliato di critiche a suo tempo per gli oltre 600 mila euro stanziati per le divise di cori e bande, la spiegazione è lineare: non si tratta solo di aiutare le associazioni culturali tradizionali a mantenere un decoro nelle proprie manifestazioni pubbliche, ma anche di sostenere quei laboratori artigianali ad alta specializzazione - le sartorie tradizionali - che rappresentano una nicchia produttiva di pregio e in periodi di crisi rischierebbero di chiudere bottega. Panizza sostiene che cori, bande e Schützen rappresentano l’immagine del Trentino, quando si esibiscono sul territorio e tanto più quando escono dalla provincia. Offrire un’immagine sciatta, raccogliticcia e un po’ cialtrona non giova alla nostra reputazione.

Tuttavia è inevitabile che in un momento storico ed economico di severi tagli alle spese in tutti i settori, che l’assegnazione di mezzo miliardo delle vecchie lire per rinnovare le divise al corpo degli Schützen presti il fianco alle critiche. Lorenzo Pomini (Cisl), non vuole passare per talebano: «L’ex ministro Tremonti sosteneva che con la cultura non si mangia. Non sono d’accordo, ci sono molti esempi di imprese culturali che fanno da importante volano economico. Penso al Mart, perlomeno in occasione di mostre di grande richiamo, anche se non sempre Rovereto e i suoi operatori economici hanno colto l’opportunità. Oppure Oetzi, l’uomo del Similaun, che da solo ha saputo attirare migliaia di visitatori al museo Bolzano. D’altro canto, le tradizioni vanno mantenute ed è compito dell’ente pubblico aiutarle. Certo però che in tempi di spending review, mentre si operano tagli importanti anche sul servizio di trasporto urbano, con il rischio di perdere posti di lavoro nel settore pubblico, bisognerebbe trovare un miglior equilibrio. Ho già avuto occasione di parlarne con Panizza. Dei suoi argomenti, quello più sostenibile riguarda la tutela dei laboratori artigianali tradizionali. Allargando il discorso, è giusto chiedersi se certe attività sopravviverebbero senza l’intervento del pubblico. E’ una riflessione che la giunta provinciale dovrebbe affrontare, anche nei confronti dell’industria trentina e alla convenienza di certe operazioni di lease back».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano