la denuncia

Agenti presi a calci e pugni in carcere a Spini. Il sindacato: “Bisogna tutelarli"

Due nuovi preoccupanti episodi. La Fp Cgil: “L’amministrazione penitenziaria non ha fatto nulla per garantire la sicurezza”



TRENTO. Due nuovi episodi di violenza avvenuti venerdì scorso a danno di poliziotti e di un medico penitenziario presso il carcere di Spini di Gardolo destano molta preoccupazione nei sindacati di categoria. Salgono a quattro le aggressioni subite dai lavoratori nelle ultime 2 settimane. «La situazione generale, relativa alla Casa circondariale di Trento, è sempre più preoccupante e seria – afferma Gioacchino Ernandes delegato Fp Cgil Pol. Pen. - e purtroppo al momento l’amministrazione penitenziaria non ha fatto nulla per garantire la sicurezza e l’incolumità psico-fisica di chi lavora all’interno della struttura penitenziaria».

Ma veniamo agli episodi di venerdì scorso. Il primo riguarda un detenuto che doveva essere trasferito con un volo militare dall’aeroporto di Verona. Trasferimento che però non veniva portato a termine a causa dello stato di agitazione del detenuto che una volta rientrato nella struttura si scagliava contro un vice ispettore colpendolo più volte con calci a pugni. In seguito alle ferite riportate, l’agente veniva trasferito al pronto soccorso per essere curato.

A un’ora di distanza accadeva una seconda aggressione. Questa volta a scapito del medico penitenziario, il quale veniva improvvisamente colpito da un altro detenuto.

«Negli ultimi tempi - continua Ernandes - altri episodi potenzialmente pericolosi sono stati sventati solo grazie alla professionalità dei poliziotti penitenziari. Non possiamo più tacere episodi che si stanno ripetendo ormai con sempre maggiore frequenza e non intendiamo osservare inermi quanto ci sta accadendo intorno».

«L’amministrazione penitenziaria - intervengono il segretario generale Fp Cgil Luigi Diaspro e il referente del settore, Giovanni Virruso - deve farsi carico con urgenza e provvedere alla tutela di chi opera ogni giorno a stretto contatto con questa realtà, divenuta nel tempo esplosiva. Appare chiaro come questi problemi siano dovuti da una parte al calo del numero degli agenti in seguito ai pensionamenti, dall’altra anche alla chiusura degli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) che richiederebbe di conseguenza la presenza nelle carceri di particolari competenze e specializzazioni per affrontare i casi più problematici».

In questo quadro preoccupante, Fp Cgil si dice pronta a contribuire con l’amministrazione penitenziaria per individuare immediatamente nuove politiche gestionali e organizzative che tutelino i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria.













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