«Affido, no alle modifiche Pillon» 

Anche Trento è scesa in piazza per chiedere il ritiro del disegno di legge del senatore leghista


di Alice Sommavilla


TRENTO. Si è svolta sabato 10 novembre, in più di cento città italiane, la mobilitazione contro il disegno di legge 735, il cosiddetto disegno di legge Pillon, presentato dal senatore leghista, nonché fondatore del family day Simone Pillon, per garantire “l'affido condiviso, il mantenimento diretto e la garanzia di bigenitorialità in caso di divorzio”. Una modifica al diritto di famiglia attualmente all’esame della commissione giustizia del senato. La città di Trento ha visto attivarsi il movimento Non una di meno, e il collettivo transfemminista Queer, per organizzare una manifestazione che ricalcasse quelle in corso nel resto del Paese. «Questo disegno di legge- spiega una ragazza del movimento Non una di meno- fa capire molto bene la direzione che questo governo intende prendere: promuovere un modello di società fondato sulla famiglia patriarcale e assicurarla attraverso l’intervento dello Stato». Molti i punti contestati; dalla mediazione obbligatoria alla cosiddetta “alienazione parentale” e ancora bigenitorialità e mantenimento diretto. Un sistema che non prevede il libero utilizzo dell’assegno di mantenimento, che le spese a carico dei genitori per i figli vengano concordate preventivamente e rimborsate a spesa avvenuta. «In pratica- dice una manifestante- ci si basa sullo stereotipo che il coniuge che prima riceveva l’assegno non sia capace di gestire il denaro o che addirittura si approfitti delle somme versate. Non solo separarsi sarà più difficile e costoso, ma la cura dei figli dovrà anche essere organizzata secondo un contratto di diritto privato, sottoscritto in seguito ad una mediazione familiare a pagamento. Bambini e bambine non avranno nessuna possibilità di scelta o diritto di espressione. Trovo tutto questo delirante». «Siamo qui per rivendicare la nostra libertà di scegliere come e con chi costruire delle relazioni o una famiglia- aggiunge un'altra ragazza- la libertà di avere o meno dei figli, e vivere nella piena possibilità di autodeterminarci e autogestire i nostri affetti e l’organizzazione dei nostri tempi di vita». Alla manifestazione hanno aderito quindici gruppi, tra i quali Arcigay, il centro antiviolenza, Anpi del Trentino e molte altre realtà, che hanno dato vita ad un corteo di circa 450 persone. Moltissime, naturalmente, le donne, ma presenti anche molti uomini, come Thomas, che dice: «Mi sono reso conto di quanto sia importante rendere partecipe la popolazione di quello che questo governo sta cercando di fare, e in quanto solidale con queste battaglie mi è sembrato doveroso partecipare alla manifestazione». Presente anche la presidente uscente del consiglio comunale di Trento, Lucia Coppola. «Questo evento è necessario non solo per le donne- dice Coppola- ma per tutti i cittadini italiani. Stiamo correndo il rischio di tornare al medioevo, di fare dei passi indietro rispetto a tutte le lotte che hanno fatto le donne della mia generazione negli anni ’70. È una battaglia di giustizia e civiltà. Tutte le famiglie vanno tutelate, non solamente quelle che aderiscono ad un prototipo, e naturalmente vanno tutelati i diritti dei bambini. Questo disegno di legge fa nascere dei grossi interrogativi sui livelli di democrazia del nostro Paese».













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