Affari, politica e rotaie. Ecco l’uomo del bypass
Il dossier “no Tav” sul cantiere da un miliardo e 270 milioni di euro
TRENTO. Chi è l’uomo che sussurra ai ministri e ai governatori? Chi c’è dietro il bypass ferroviario che attraverserà la città di Trento? Chi sono e cosa fanno i capitani d’industria che con le loro società hanno vinto l’appalto per la realizzazione del tracciato ferroviario dell’alta capacità per le merci (14 km, di cui 11 in galleria a doppia canna) che attraverseranno il capoluogo da nord a sud, dai terreni contaminati ex Sloi-Carbochimica a Mattarello? Finora abbiamo sempre parlato di Rfi (Rete ferroviaria italiana), Provincia autonoma e Comune di Trento: società e istituzioni pubbliche che promuovono la più grande opera degli ultimi anni, un progetto da un miliardo e 270 milioni di euro che – stando alle dichiarazioni – dovrebbe essere consegnato per metà giugno 2026.
Affari, politica e finanza. Il movimento No Tav ha realizzato un dossier che racconta chi sono i giganti del bypass, le imprese che realizzeranno i lavori. Il capofila del Consorzio Tridentum è la società Webuild che fa capo a Pietro Salini, nome che chi fa impresa e chi fa politica conosce benissimo. Classe 1958 – in tasca una laurea in economia e commercio conseguita a La Sapienza di Roma – Pietro Salini nel 1987 entra a far parte dello storico gruppo di famiglia, con diversi ruoli. All’epoca l’azienda si chiamava Salini Costruttori Spa. Nel 1994 ne diviene amministratore delegato. Trasformata in Salini Impregilo, la società è un gigante mondiale dell’ingegneria e delle costruzioni: opera in più di 50 Paesi del mondo, realizzando dighe, impianti idroelettrici, opere idrauliche, ferrovie, metropolitane, aeroporti, autostrade, edilizia civile e industriale.
Quello di Impregilo è un nome che risuona nella mente dei trentini più attenti alla cronaca. Parliamo del mai realizzato Nuovo ospedale di Trento (Not), appalto assegnato «a Salini Impregilo da una commissione aggiudicatrice di cui faceva parte anche uno dei loro massimi dirigenti del settore del project financing, licenziatosi per l’occasione». Grande stima a Pietro Salini, patròn di Webuild, è stata espressa recentemente dal ministro alle infrastrutture Matteo Salvini. Era il 21 ottobre 2022 e in quell’occasione Salvini elogiò l’eccellenza saliniana e ricordò che uno dei suoi obiettivi è la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina (Webuild si è aggiudicata l'appalto per la costruzione). Stima condivisa anche dall’ex premier Matteo Renzi e dal quasi dimenticato ministro degli Esteri Luigi Di Maio che nel giugno 2020 ospitò Salini alla Farnesina definendolo «una persona eccezionale».
Luna di miele anche anche con Carlo Calenda, sostenitore dell’Alta Velocità. Ricordiamo che Webuild è nata nel 2019 quando la Cassa depositi e prestiti pubblica salvò Salini Impregilo, insieme a Intesa, Unicredit e Banco Bpm. Oggi fra i principali azionisti di WeBuild Spa ci sono Salini Spa (che detiene il 40% delle azioni), Cassa Depositi e Prestiti (cioè lo Stato italiano), Unicredit e Intesa San Paolo. Nel dossier diffuso dal Movimento No Tav si spiega che la sede legale del Consorzio Tridentum coincide con una delle sedi romane di WeBuild. «La parte esecutiva del bypass ferroviario (90% dei costi) è affidata a WeBuild, Seli Overseas, Ghella e Collini. La parte progettuale (10% dei costi) a Sws Engineering, Rocksoil, Proiter Group Holding, Net Engineering». Nel 2000 la società Impregilo, in consorzio con altre, «vince l'appalto per l'intero ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania».
Ricorda altre operazioni redditizie: i lavori per i Mondiali 2022 in Qatar, gli impanti di desalinizzazione e correlati danni ambientali, le dighe in Africa, Sud America e Asia. Poi si passa alla disamina delle altre società coinvolte nel megacantiere, che dovrebbe essere aperto tra 19 giorni. «C’è SeliOverseas, una multinazionale specializzata nella realizzazione di tunnel, controllata al 100% da WeBuild (…) Ha contribuito alla realizzazione della linea ferroviaria Gerusalemme-Tel Aviv, come subappaltatrice della Pizzarotti che ha ricevuto l'incarico dal governo israeliano. Per la realizzazione della tratta, che passa attraverso i territori occupati, sono state confiscate le terre di diversi villaggi palestinesi». Poi c’è la società Ghella. Detiene il 35% delle quote di Tridentum. «Nel 2004 la proprietà risultava spartita tra Giandomenico Ghella, Enrico Ghella e Alberto Nigro. Il vicepresidente dell'azienda, Federico Ghella, è anche presidente del Comitato Lavori all'Estero dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), la quale nel 2020 dichiarava rispetto al Tav che fermare le infrastrutture significava "condannare l'Italia"».
Segue Rocksoil Spa. «Nata nel 1979, è attualmente di proprietà della moglie e della figlia dell'ex ministro delle infrastrutture e dei trasposti del governo Berlusconi 1 e 2, Pietro Lunardi (che ha ceduto le proprie quote dopo la nomina per evitare accuse di conflitto d'interessi) ed è amministrata dal figlio dello stesso. Ha lavorato sia al Tunnel di Base del Brennero sia al TAV del Terzo Valico». Proiter Group Holding, gruppo milanese, riunisce tre società di ingegneria. «Anche questa lavora al Tunnel di Base del Brennero. Ha un appalto per il bypass stradale di Doha (Qatar)». Net Engineering è stata fondata da Gian Battista Furlan, già presidente di Oice, l'associazione di categoria, aderente a Confindustria, rappresentativa delle società di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica. Dal 2006 diventa Net Engineering International (Nei), aprendo una filiale in Bulgaria. «Negli anni seguenti acquisisce due società tedesche e apre filiali in Argentina e Brasile. Sempre dal 2006 Generali Assicurazioni è azionista di Nei con una quota del 20%. Tra i soci maggiori di Generali ci sono Gruppo Mediobanca, Gruppo Del Vecchio (cioè Luxottica), Gruppo Caltagirone e Gruppo Benetton».
E poi veniamo alle imprese trentine. I No Tav citano Collini Lavori Spa e danno una stoccata alla politica provinciale, definendo la società «di fatto un braccio esecutivo della Provincia autonoma di Trento per l’edilizia, avendo realizzato un po’ tutte le principali opere finanziate dalla Provincia (depuratori, impianti trattamento rifiuti, residenze per anziani, riqualificazione edilizia Itea ecc), proloungamento della Trento-Malè per Trentino Trasporti». E ancora: «Nel 2008 l'inchiesta della Procura di Trento "Giano Bifronte" (…) portò a galla i legami tra politica e imprenditoria per gli appalti pubblici e tra le aziende coinvolte ci fu la Collini». Infine c’è Sws Engineering Spa, che ha sede in via della Stazione a Mattarello, il sobborgo dove sbucherà il tunnel a doppia canna del bypass ferroviario. Dal 2021 Sws Group è la sezione italiana della multinazionale francese Systra. «Systra è controllata da due aziende pubbliche di trasporto francesi (di cui una, Sncf, è l'equivalente della nostra Trenitalia), ma vede tra i suoi azionisti anche varie banche d’oltralpe, tra cui Crédit Agricole e Societé Générale. Systra è andata a processo per il disastro ferroviario di Eckwersheim accaduto nel 2015, quando un Tgv deragliò provocando una decina di morti e numerosi feriti».