l'allarme

Adolescenti, primo bicchiere da ragazzini ma cala il consumo

In 5 anni i tredicenni che bevono sono passati dal 45 al 23% L’esordio con i genitori: «Ridotto il senso di trasgressione»



TRENTO. Nel giro di cinque anni i tredicenni italiani che bevono sono pressoché dimezzati. La percentuale crolla dal 45,2% del 2012 al 23,3 di quest’anno. Peraltro, il 40% ha già “assaggiato” un bicchiere prima di compiere i 10 anni e il 23% ne ha bevuto almeno uno. L’imprinting è perlopiù familiare, nel 71,8% dei casi, all’interno delle mura domestiche. Sono alcuni dei risultati, forse i più eclatanti, di una ricerca su un campione di 1982 adolescenti, in massima parte tredicenni, ma ci sono anche dodicenni e quattordicenni, di tutta Italia, condotta dal Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’università di Trento, diretta da Carlo Buzzi e promossa dall’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol e dalla Società italiana di medicina dell’adolescenza. Lo studio è stato presentato ieri a Sociologia. «C’è qualche segnale di contrazione – ha sottolineato Buzzi – il consumo d’alcol tra gli adolescenti va lentamente riducendosi. Visto che il primo bicchiere si beve soprattutto con i genitori possiamo dire che la trasgressività legata al bere è caduta di molto».

Sul perché di questa tendenza le ipotesi sono diverse. Potrebbe trattarsi, anche, dell’effetto di massicce campagne di sensibilizzazione contro l’abuso d’alcol. Ciò che invece è maggiormente documentabile, a livello scientifico, è l’alta percentuale non solo di chi “esordisce” col primo bicchiere in casa, in un ambiente quindi presumibilmente protetto e non trasgressivo, ma i dati degli ultimi tre mesi. Sul campione, consistente, i tredicenni che rinunciano al bicchiere sono il 45,2%, gli occasionali il 39,7 e gli abituali (cioè che bevono almeno una volta la settimana) il 15,1%. A far da contraltare, la ricerca mette nero su bianco che i tredicenni bevitori si sono già ubriacati una volta nel 18% dei casi di cui circa un terzo più volte. Se poi si vanno a ricercare le ragioni dell’adolescente tredicenne che non disdegna birra, vino, soft-drink e in misura minore superalcolici, la ricerca mette al primo posto la necessità di adeguarsi al gruppo nel quale è inserito (il 48,9% dei casi), poi il divertimento (47,9%), a seguire la volontà di dimenticare i problemi (44,6%) e infine la voglia di sballare (38%). E mica sempre ci si ubriaca mossi da un intento preciso. E’ capitato per caso al 59,9% dei ragazzi intervistati e per provare un’esperienza nel 30,2% dei casi. In sintesi, quello che emerge dalla ricerca è un panorama a luci ed ombre. Tanto da far dire a Michele Contel, segretario generale dell’Osservatorio permanente sui giovani e alcol di Roma che «i risultati della ricerca sono in controtendenza rispetto all’allarme generale e che i ragazzi sono abbastanza estranei allo sballo. Il che non significa abbassare la guardia». Si tenga presente che la ricerca riguarda i tredicenni, o poco più, o poco meno. Andando avanti negli anni non è detto, e capita di frequente, che i comportamenti non cambino, tantoché, ad esempio, in Trentino gli adolescenti tout court a rischio sono intorno al 25%. «La serenità familiare – commenta Maurizio Tucci del Laboratorio adolescenza di Milano – attutisce i rischi dati dall’abuso di alcol». Mentre Enrico Tempesta, presidente dell’Osservatorio, introduce un altro elemento: «Questa fascia di giovanissimi consumatori è indice di una vulnerabilità legata a vari fattori non ultimo la gratificazione immediata che passa anche attraverso la pervasività delle nuove tecnologie digitali e la precocità di utilizzo».

(pa.pi.)













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