Addio bus a idrogeno, un sogno pagato salato

Smantellata la stazione di rifornimento di Panchià, costata più di un milione Senza distributore resta incerto il destino dei due (costosissimi) automezzi


di Luca Pianesi


TRENTO. Che fine ha fatto la stazione di rifornimento di Panchià dei due costosissimi minibus a idrogeno voluti e realizzati dalla Provincia in occasione dei Mondiali di sci nordico della Val di Fiemme del 2013? E’ letteralmente finita sotto la sabbia, scomparsa, rasa al suolo. Sarebbe costata 1 milione e 300 mila euro, stando alla delibera provinciale 1.757 del 2011 (dove si riportava che «i finanziamenti per i sistemi infrastrutturali di rifornimento e deposito dei minibus ammontano a 1 milione e 379 mila euro»); 500 mila euro per l’assessore ai trasporti della Provincia Mauro Gilmozzi che il 19 settembre al Trentino spiegava: «Tra manutenzione e spese di costruzione la centrale non è costata più di mezzo milione». In ogni caso stiamo parlando di soldi pubblici, non pochi, “volatilizzati” in meno di due anni. Scomparsi assieme alla doppia struttura in legno con scritta, ben visibile su un fianco, “Trentino trasporti”, alla tettoia che serviva a tenere al coperto i due pulmini nei momenti di sosta, alla pompa di servizio che fisicamente permetteva di “fare il pieno” ai due minibus e al piazzale in asfalto. Ad oggi quindi i due mezzi da 20 posti costati più di 1 milione e 500 mila euro l’uno (per un totale di oltre 3 milioni di euro, l’equivalente, facendo due conti al costo totale di 35 mezzi identici, sempre ecologici, ma metano) e con loro il progetto “dei minibus a idrogeno” costato 4,6 milioni di euro sarebbero in assoluto stand-by: in provincia, infatti, al momento non esiste una struttura attrezzata per rifornire i due mezzi che da giugno a dicembre sono rimasti fermi, inutilizzati, parcheggiati in fondo all'autorimessa di Predazzo, dove li avevamo fotografati a settembre quando avevamo documentato lo stato di abbandono della stazione di Panchià. Tutta l’area era invasa dalle erbacce e chiedendo spiegazioni all’assessore competente Mauro Gilmozzi questi aveva spiegato che le erbacce c’erano «perché quella struttura, sin da principio, era un’opera precaria legata alla sperimentazione del progetto di minibus ad idrogeno». Ed aveva aggiunto che il destino dell’impianto sarebbe dipeso da «come verranno impiegati i minibus in futuro. Stiamo valutando l’opportunità di portarli a Trento - spiegava nell’intervista - per coprire la Linea C (quella che collega alcune case di riposo della città ndr) oppure di collaborare con la Provincia di Bolzano per fargli fare la linea Bolzano, Carezza, Val di Fassa».

Ora che la stazione di rifornimento di Panchià è stata definitivamente smantellata i progetti della Provincia sembrerebbero cambiati e porterebbero lontano dalla Val di Fiemme. Ma, a quanto pare portano lontano anche da Trento. I due pulmini a idrogeno, infatti, si troverebbero da alcune settimane a Rovereto. Qui dovrebbero essere inseriti in un progetto di sviluppo del la tecnologia “a idrogeno”, un progetto che dovrebbe coinvolgere la Provincia, l’A22 e alcuni centri di ricerca. Quel che è certo è che senza la realizzazione di un nuovo impianto per l’idrogeno (e la conseguente spesa di, almeno, altri 500 mila euro) i due pulmini da 3 milioni di euro di strada ne faranno potranno fare ben poca.

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