al cimitero

Addio a Prada tra lacrime e rabbia

Folla al funerale della vittima trentina dello schianto in tangenziale. L’amico inconsolabile: «Un destino maledetto»


di Daniele Peretti


TRENTO. “È impossibile”: queste le parole che si sentivano pronunciare ieri da molti, spesso tra le lacrime, con una rabbia velata, ma anche con toni di ribellione contro un destino che alla fine, porta via quasi sempre quelli che non se lo meritano. Poi spazio ai ricordi. Quelli dell'amico con quale Franco raggiungeva Trieste su una spider gialla: «Abbiamo fatto tanti chilometri e non è mai successo nulla, poi finisce tutto vicino a casa; colpa di un maledetto destino. Lo stesso che toglie i bambini alla vita, ma non è giusto.»

Al funerale di Franco Prada, la vittima trentina del terribile schianto di sabato in tangenziale, si conoscono tutti. Sono colleghi, clienti, amici con i quali ha percorso il cammino della vita fino a sabato mattina: tutti con gli occhi velati e nella chiesa cimiteriale esaurita fino alle prime tombe del campo, l'emozione è tangibile. E una fila infinita che farà ritardare l'inizio della cerimonia, sarà interrotta fino alla sua conclusione e poi ripresa: tutti a voler dare quell'ultimo saluto che questa volta non è un arrivederci, ma un addio. A veder passare gente elegante, persone in tuta da lavoro, poi una pattuglia della polizia municipale ed una della polizia col suo comandante, si capisce come Franco sia stato “uno di noi”.

Prima l'imprenditore coraggioso che apre un bar in quel centro commerciale di via Maccani che ancora doveva svilupparsi, per diventarne poi il cuore ed una tappa fissa prima di iniziare il lavoro e quando si tornava a casa. Ma il “suo” Spazio Prada era anche la meta di chi andava il palestra o di chi si fermava dal gommista. Una clientela che ieri pomeriggio si è ritrovata lungo i viali del cimitero.

E quando la bara di legno chiara è entrata in chiesa è iniziata la lenta processione delle persone che si fermavano a benedirla e poi abbracciavano i parenti. Una fila che pareva infinita e così prima il sacerdote ha lasciato sfilare, poi ha accompagnato il momento di raccoglimento con un canto ed una preghiera, ma poi ha dovuto fermare tutto: la cerimonia doveva iniziare ed alla sua conclusione ci sarebbe stato ancora spazio per i tanti che volevano dare l'ultimo saluto.

Dall'altare per padre Armando Ferrari non è stato facile trovare le parole giuste per dare conforto a parenti e amici di Prada: «Per Franco è finito il periodo della sofferenza, delle malattie e delle sciagure ed iniziata una vita nuova nell'amicizia di Dio e dove c'è il suo amore non c'è spazio per apatia e accidia: questa la verità cristiana». Parole che sono state coperte dai singhiozzi dei figli e della moglie per i quali il dolore era ancora troppo vivo, per non essere lacerante.

Con la messa in memoria di Franco che sarà celebrata a Pergine «la riconciliazione divina sarà totale - ha aggiunto padre Ferrari - e Franco entrerà nella dimora eterna preparata da un Dio buono: siamo tutti proiettati verso l'eternità e la morte non fa che aprire la porta al Paradiso». Parole cariche di significato che hanno anticipato alcune righe scritte dai familiari per ricordare Franco: «Era nato il 22 febbraio del 1940 a Trento; Filippo e Danilo sono i figli di un uomo socievole, aperto verso tutti e disponibile all'amicizia, ma anche a raccogliere le confidenze ».













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