A spasso sui colli lavisani per dire: «No Tav»
Attivisti del paese (e non) si sono ritrovati ieri a Lavis per una protesta pacifica Tra i progetti l’acquisto di un terreno per bloccare il progetto del tunnel ai Sorni
LAVIS. Si sono ritrovati in un’ottantina, provenienti non solo da Lavis, ma da varie zone del Trentino, per dire no al progetto del Treno ad alta velocità. Uomini e donne d'ogni età (ed anche diversi cani) in una passeggiata per le colline lavisane, alla ricerca di quei luoghi che sono oggi simbolo dei pregi della natura del luogo, e che presto, secondo gli attivisti, potranno subire le conseguenze dei lavori per la realizzazione di un collegamento ferroviario ad alta velocità ed alta capacità.
Il Tav, insomma, non è solo in val di Susa. Anche la Rotaliana ne sarà coinvolta, per il tratto che collegherà Verona ad Innsbruck. «Per il terzo lotto, che prevede anche una galleria ai Sorni - spiega Paolo Terzam, del comitato lavisano - sono già stati stanziati 70 milioni di euro per il 2014. Non sappiamo ancora cosa faranno di questi soldi, ma immaginiamo possano servire all'apertura dei primi cantieri». Quando la linea sarà completata, «ci saranno - aggiunge Terzam - circa 190 chilometri di gallerie, con tratte anche all'aperto. Stime non ufficiali, fatte da tecnici indipendenti, parlano di un costo che supererà i 160 miliardi di euro».
L'iniziativa di ieri, di buon successo (visto anche il tempo, che non invogliava ad uscire di casa) è stata chiamata “Resistere camminando”.
«Non è un riferimento alla resistenza alla fatica», specifica Terzam. «Ci ricolleghiamo al movimento della Resistenza partigiana, attualizzandola per i problemi attuali. La montagna torna ad essere vissuta come un luogo di opposizione». In un percorso su antichi sentieri, fra viti e masi, che ha portato i presenti da Lavis ai Sorni, passando per Pressano. «Gli scavi per le gallerie - continua Terzam - destabilizzeranno questa zona dal punto di vista idrogeologico». Una zona, spiegano quelli del comitato, che è per altro già servita dall'attuale ferrovia. «La ferrovia storica - commenta Paolo Terzam - è utilizzata solo al 30%, e le merci potrebbero passare dall'attuale tracciato. Anche perché, con la crisi, l'utilizzo è diminuito ulteriormente». Quanto alle prossime iniziative, i membri del comitato stanno pensando di acquistare un terreno, direttamente sul territorio che dovrebbe esser coinvolto dai lavori. Lì vorrebbero fare un presidio permanente d'informazione. Un acquisto collettivo, come già si sono visti in val di Susa, anche per rallentare gli espropri. Altri modi, insomma, per resistere, e non solo camminando.
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