«A Roma per difendere lavoro e diritti»
Alla manifestazione nazionale della Cgil anche 500 trentini. Burli: «Al governo chiederemo una patrimoniale»
TRENTO. Sono oltre cinquecento i trentini oggi a Roma con la Cgil alla manifestazione nazionale per il lavoro: una decina i pullman allestiti dal sindacato, più un'altra trentina tra lavoratori attivi e pensionati che raggiungeranno la capitale con mezzi propri. «Vogliamo mettere al centro quello che è il vero problema del Paese, cioè il lavoro e i diritti che devono essere garantiti a tutti coloro che lavorano - afferma il segretario provinciale della Cgil Paolo Burli - durante la crisi in Italia le disuguaglianze sono aumentate, secondo l'Istat oggi ci sono 10 milioni di poveri: noi vogliamo che la politica si occupi di questo. E non è pensabile che si creda di risolvere il problema della disoccupazione senza investimenti, nel pubblico e nel privato. Solo nel manifatturiero, dal 2009 a oggi, il settore ha perso il 25%. Non si può perdere ancora tempo: il Paese deve dotarsi di una politica industriale».
Il paragone immediato, a manifestazione conclusa, sarà con i 2 milioni del 2002 al Circo Massimo. Sarà difficile raggiungere quel livello di partecipazione.
Certo, è impossibile, Ma il paragone non regge: era un Paese completamente diverso. Da allora gli occupati sono calati di 3 milioni. Il tessuto socioeconomico è drammaticamente peggiorato.
A maggior ragione allora si dovrebbe protestare e manifestare.
È vero, ma questa crisi ha sfibrato il Paese. Pensiamo solo al trentino: una volta, bastavano gli operai Whirlpool e riempire un paio di pullman.
Ma la Whirlpool oggi non c'è più.
Appunto. Ed è evidente che un lavoratore in mobilità in questi frangenti ha preoccupazioni più stringenti. Ma è anche per loro che ci assumiamo la responsabilità di chiedere di rimettere al centro il lavoro, non le rendite finanziarie. E un lavoro come regno dei diritti e delle possibilità.
Cambia qualcosa, rispetto al 2002, il fatto che oggi a governare sia il Pd e non Berlusconi?
È evidente. Ma siamo noi a chiedere a Renzi di cambiare verso, di cambiare tutte le politiche attuate finora, di mandare un segnale forte all'Europa. Basta con l'obbligo del pareggio di bilancio che non consente gli investimenti, se non a determinate condizioni. Chiediamo che si faccia come in Francia e Germania, dove i governi hanno investito nella produzione invece di assistere inerti al decadimento complessivo.
E l'unità sindacale che fine ha fatto?
Pur preferendo non aderire alla manifestazione, Cisl e Uil si stanno muovendo sulla base degli stessi nostri obiettivi. Ma io ricordo sempre quanto avvenne nel 202: dopo la nostra manifestazione al Circo massimo, a un mese e mezzo di distanza ci fu uno sciopero generale di tutti i sindacati.
Molto dipenderà però dal successo della manifestazione.
Vedremo. Di certo il governo deve prendere atto che così il Paese non ce la fa più, che vanno date risposte vere ai lavoratori e ai pensionati, che versano e hanno sempre versato le tasse. A differenza di altri.
Una richiesta precisa al governo che verrà lanciata dalla manifestazione?
C'è, ed è precisa: l'introduzione di una patrimoniale finalizzata a investimenti sul lavoro. Non come l'Irap abbassata indistintamente. Si facciacome in Trentino, dove sono state favorite le imprese che garantivano livelli occupazionali e investimenti in ricerca. Non nego che oggi tutte le imprese si trovino in difficoltà per via della crisi: ma qui va aiutato chi assume, non chi licenzia.
E se il governo non dovesse cambiare in alcun modo rotta?
Siamo già pronti allo sciopero generale. La manifestazione è solo l'inizio di un lungo percorso che non si chiude certo qui. ©RIPRODUZIONE RISERVATA