A Pomarolo e Calliano torna l’idea delle dighe

Due progetti, di Aquafil e Dolomiti Energia, per ricavare elettricità dal fiume. Sul piatto 9 megawatt «puliti» e 3 milioni all’anno per i comuni interessati



POMAROLO. In parte le nuove soluzioni tecnologiche che consentono un impatto ambientale più modesto rispetto al passato, in parte la crisi, che spinge a valutare con grande attenzione ogni potenziale fonte di energia e di reddito. L’idea di costruire sull’Adige dei nuovi impianti idroelettrici torna ciclicamente di attualità da decenni, ma stavolta le possibilità che si concretizzi sono molto più alte che in passato. Non ci sono ancora decisioni prese, ma i progetti di massima sì. Uno sbarramento all’altezza di Pomarolo e un altro più a Nord, tra Calliano e Besenello. Il primo richiesto da Aquafil, il secondo da Dolomiti Energia.

A Pomarolo se ne parlerà in consiglio comunale giovedì prossimo. Il livello è ancora quello di «ricognizione»: ragioniamoci su, si potrebbe tradurre. Ma il progetto è definito, almeno nelle sue linee essenziali. E promette di versare nelle casse comunali, mai vuote come in questi anni di crisi, qualcosa come 500/600 mila euro l’anno per ogni turbina da 1,5 Megawatt installata. La potenzialità valutata sulla portata del fiume è tranquillamente di almeno 3 turbine. Vorrebbe dire da 1,5 a 1,8 milioni all’anno da dividersi per i comuni interessati. Chiaro che in queste condizioni, un «no» a priori non se lo permette nessuno.

L’impianto ipotizzato è molto diverso da quelli idroelettrici tradizionali. Le turbine non lavorerebbero più ad alte velocità sfruttando la forte pressione dell’acqua, e quindi con la necessità di grossi dislivelli, ma a bassa velocità ed in continuo. In pratica «basterebbe» un dislivello di circa 3 metri. Quindi una serie di paratoie mobili a deviare parte dell’acqua in una derivazione oltre l’argine fino alle turbine, e quindi l’immediata restituzione dell’acqua all’Adige poco a valle dello sbarramento. Il problema dell’innalzamento della falda acquifera sarebbe evitato isolando completamente l’alveo nel tratto in cui si innalzerà il livello del fiume rispetto a quello attuale. O almeno, queste sono le basi sulle quali si ragionerà a Pomarolo giovedì. E proprio i timori di alterazione della falda con danni all’agricoltura erano stati la remora più forte negli anni passati. Resta l’ambiente. L’impatto secondo i progettisti sarebbe appena percettibile dal punto di vista del paesaggio, mentre per la continuità del fiume dal punto di vista biologico sono previste delle scale di monta ad aggirare la diga. (l.m.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano