È morto Silvio Bottes, il frate scultore
Il francescano si è spento all’età di 96 anni: nella sua vita ha realizzato oltre 500 opere. I funerali al convento delle Grazie
ARCO. In oltre mezzo secolo di vita trascorso ad Arco, e in generale nell’Alto Garda che lo ha adottato fino a farne un proprio vanto, ha realizzato più di cinquecento opere. Di fra Silvio Bottes resterà per sempre la memoria tangibile formata dalla sua eredità artistica: basterà ammirare le meraviglie a cui ha dato forma e respiro, modellando tanto la pietra quanto il metallo, per riempirsi il cuore e gli occhi della grandezza di questo religioso che per la comunità altogardesana, e in particolar modo per Arco, ha significato moltissimo.
Il frate scultore è scomparso, ieri mattina, all’età di 96 anni. È morto a Trento, nell’infermeria francescana dove alloggiava da qualche tempo, da quando il peso degli anni e qualche acciacco di troppo lo avevano indebolito nel fisico ma non nello spirito.
Originario di Brusino, classe 1921, ha trascorso 60 dei suoi 96 anni ad Arco, nel convento della Madonna delle Grazie, facendosi conoscere ed apprezzare dalla gente del posto non solo per le sue grandi doti artistiche ma anche per il suo carattere e la capacità a fraternizzare e socializzare. Nei decenni trascorsi al santuario di Arco ha dato alla luce più di 500 opere che oggi possono essere ammirate. Una fra tutte è la “Regina Mundi”, l’imponente statua, alta quasi 5 metri, che da Pregasina svetta sul lago di Garda. Altro pezzo pregiato il portale del santuario-convento in cui ha trascorso due terzi della propria esistenza mentre l’ultimo lavoro, che risale ad una dozzina di anni fa, è stato il monumento all’Aviatore ad Idro. Nel corso degli anni gli sono state dedicate diverse pubblicazioni, un’edizione della rassegna dell’editoria gardesana “Pagine del Garda”, una mostra organizzata da Judicaria, persino una rappresentazione cinematografica.
Due anni fa, la comunità arcense lo ha insignito del Gonfalone d’argento, onorificenza ricevuta dalle mani del sindaco Alessandro Betta «per aver contribuito, con le sue opere, a rendere Arco una città ancora più bella». Un riconoscimento che forse poteva arrivare qualche anno prima, come ammette lo stesso sindaco: «Certo, forse sarebbe stato bello assegnarglielo in precedenza ma credo sia stato importante averlo fatto perché Arco lo ha sempre considerato un proprio cittadino ed oggi ne piange la scomparsa». Chi lo ha conosciuto a fondo è certamente lo scultore Renato Ischia: «Il mondo dell’arte perde una figura molto importante ed io perdo il mio maestro, colui che mi ha insegnato tutto. Mi mancherà moltissimo».
I funerali si terranno al convento delle Grazie, quasi certamente domani alle 15.