Trento, sono 19 i primi specializzandi della Scuola di Medicina
Il percorso interateneo – tra l’Università di Trento e quella di Verona – conta su 9 giovani residenti in regione
TRENTO. Sono 19 i primi specializzandi della Scuola di Medicina interateneo dell'Università di Trento e dell'Università di Verona. Quattro di loro sono in Neurologia, otto in Radiodiagnostica, sette in Anestesia e Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore. Nove sono residenti in Trentino Alto Adige (di cui otto in Trentino). Gli altri provengono da Campania, Toscana, Sicilia, Veneto e Lazio. La loro esperienza professionale - si legge in una nota - è iniziata il primo novembre, mentre questa mattina, con l'incontro con il vertici della Scuola e dell'Università, si è aperta la parte accademica.
A dare loro il benvenuto sono stati il presidente della Scuola di Medicina Lorenzo Trevisiol e il direttore del Centro interdipartimentale di Scienze mediche Olivier Jousson, insieme ai referenti e coordinatori dei percorsi di specializzazione. In questo primo momento ufficiale di incontro con l'Università di Trento ha voluto essere presente anche il rettore Flavio Deflorian: "Vi porto il benvenuto del nostro Ateneo in questi primi passi che muovete a Trento e vi ringrazio di averci dato fiducia nella scelta del vostro percorso di specializzazione. Siamo all'inizio di un nuovo percorso nell'ambito del progetto di sviluppo di Medicina e Chirurgia a Trento. Un progetto giovane carico dell'entusiasmo che circonda tutte le nuove iniziative. Ma che non manca di serietà, impegno e concretezza da parte nostra. E questo è frutto anche di un legame molto stretto con l'Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, come avrete modo di testare in corsia molto presto".
Anche il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha dato il benvenuto agli specializzandi, "con l'auspicio che aver scelto il nostro territorio per la formazione specialistica preluda anche ad una volontà di rimanere qui". "In ogni caso, il tema della carenza di medici è di livello nazionale e internazionale e quindi poter comunque contribuire a formare questi professionisti continuando a sostenere con forza un progetto che abbiamo fortemente voluto è prima di tutto un dovere e richiama a quella responsabilità che un territorio autonomo come il nostro deve continuare ad esercitare", conclude Fugatti in una nota