Trento applaude “Vermiglio”. La regista Delpero: «Racconto la guerra senza mostrarla»
Folla alla prima al cinema Vittoria per il Leone d’argento a Venezia. In sala la regista bolzanina: «Il dialetto è la musica di questo film. A Vermiglio nessuno ti parla italiano». Il film nelle sale dal 19 settembre
TRENTO. Dopo la festa in val di Sole, folla e grande emozione ieri (15 settembre) anche alla prima proiezione a Trento di “Vermiglio”, il film di Maura Delpero Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia ambientato nel paesino solandro nell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale. A Vermiglio arriva Pietro, giovane soldato siciliano, che ha portato il suo compagno Attilio fino alla sua casa sulle montagne trentine.
In sala la regista bolzanina, 48 anni, che a Trento era accompagnata dal marito-attore (Attilio nel film) e dalla piccola figlia Caterina, e l'attrice Martina Scrinzi, che hanno dialogato con Luca Ferrario direttore della Trentino Film Commission e con il pubblico. Emozionati gli spettatori che hanno ringraziato Delpero per questo racconto corale che restituisce in modo autentico gli effetti pesanti e spesso drammatici della guerra sulla quotidianità di un piccolo paese di montagna.
«Ero in Argentina, stavo girando un altro film quando mio padre ci ha lasciati – così la regista ha raccontato la nascita della pellicola – poi è arrivato il Covid. Mio padre mi si è presentato in sogno, era un bimbo di 6 anni che giocava nella sua casa di Vermiglio. E così ho iniziato a scrivere e piano piano la scrittura si faceva personale... Ho iniziato a ricordare storie che ascoltavo o spiavo da bambina».
Per Delpero in “Vermiglio” la guerra «è un grande fuori campo che condiziona la vita delle persone»: «Non si vede la trincea, ma si vedono i suoi effetti. Il mio film racconta la quotidianità di chi rimane a casa: Ada che non può studiare, i figli da sfamare...».
La regista ha ironizzato sul fatto che con “Vermiglio” ha sfatato la regola che suggerisce di non fare film con le 3 b - bambini bestie e barche -. «E’ stata un’esperienza stancante – ha detto – ma non avrei potuto fare altrimenti. Abbiamo gestito gli attori-bambini, abbiamo dovuto fare i conti con il “fattore neve” e abbiamo girato usando il dialetto». «Perché a Vermiglio – ha proseguito – non ti parlano italiano. Sarebbe stata una brutta forzatura, il dialetto è la musica di questo film».
E lunga è stata anche la selezione degli attori, scelti girando nel paese, andando nei bar: «Ho cercato facce che non si presenterebbero mai a un casting. All’inizio dicevano di no, ma poi li ho visti felici».
L’attrice Martina Scrinzi ha condiviso con il pubblico in sala un ricordo sulle riprese: «Maura è diventata mamma durante il film. Voglio condividere questo ricordo con voi. Stava allattando, stanca morta davanti al direttore della fotografia ma andava avanti. È un carro armato».
Riguardo ai progetti futuri e al fatto se abbia già in cantiere una nuova opera, la regista ha risposto così: «Per il momento ho Vermiglio da promuovere nei festival. Poi intendo dormire – ha scherzato – mi manca sonno e penso che dormendo troverò l’idea per il prossimo film».
Vermiglio uscirà nelle sale il 19 settembre.