Il rapporto

Trentino al top per numero di interventi di tumore al seno. Strigliata sulla gestione del "Not"

Buoni risultati anche nelle diagnosi di frattura del collo del femore, ma la disaffezione del personale è un trend che deve essere analizzato

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LA NOMINA Il dirigente Antonio Tita nominato commissario per il nuovo ospedale 



TRENTO. La Corte dei Conti ha presentato ieri, giovedì 19 gennaio al Parlamento il referto sulla gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali relativo al biennio 2020-2021. Una relazione, sintesi dei rendiconti di regioni e province autonome, che fornisce un quadro generale dello stato della sanità italiana.

I due anni di riferimento, come noto, sono stati caratterizzati dalla pandemia, che ha interrotto bruscamente una tendenza decennale di contenimento delle spese costringendo enti e istituzioni a tutti i livelli a ripensare gli investimenti in campo sanitario. Nonostante il cambio di rotta, il nostro Paese continua a spendere meno di altri Paesi europei in sanità.

C'è però un dato positivo: nonostante le minori risorse stanziate, il documento rileva comunque la «significativa efficienza» della sanità pubblica nel suo complesso. Basti pensare che la mortalità italiana nel 2019 è stata di 63,7 persone ogni 100 mila, rispetto alla media europea di 92,1. L'emergenza pandemica ha inciso fortemente sia sulla forma che sui contenuti della relazione, che si articola in 11 capitoli e un centinaio di tabelle in cui si analizzano le performance di ogni territorio. Indebitamento, revisione del Pil, riduzione di domanda e fruizione di prestazioni sanitarie ordinarie, allungamento delle liste d'attesa, lavoro sempre più esternalizzato, oltre che la persistenza di forti divari territoriali, sono alcuni dei punti caratterizzanti del documento.

A livello locale, i risultati del Trentino registrano performance generalmente migliori della media nazionale. Una menzione particolare, seppur non lusinghiera, è riservata al Not, il Nuovo Ospedale Trentino, una vicenda la cui progettazione è definita «lunga e difficile» e «che ha determinato prima un contenzioso in sede di assegnazione della gara per progettazione e poi un complesso procedimento con la mancata approvazione del progetto e un intervento dell'ANAC», l'Autorità nazionale anticorruzione.

Buona la resilienza del nostro regime ospedaliero a fronte del Covid, con una minore riduzione delle dimissioni ospedaliere ordinarie (-16,76% in Trentino contro il -20,39% a livello nazionale; meglio di noi però Friuli, Veneto e Lazio). Sul fronte degli investimenti pro capite degli enti sanitari, nel 2021 la nostra provincia ha speso 77 milioni di euro, 72 euro pro capite, un dato doppio rispetto alla media nazionale, con un +10,4% rispetto al 2019. Anche se una maggiore spesa, come specifica il documento, non significa automaticamente una maggior efficienza.

Risultati nella media per i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioè quelle prestazioni che fanno parte di un "nucleo esseziale" del diritto alla salute e tutelate a livello costituzionale. Il sistema di calcolo dei LEA si compone di 22 indicatori, divisi in tre aree fondamentali: prevenzione, sanità distrettuale e ospedaliera. Perché una regione sia adempiente, deve totalizzare un minimo di 160 punti. Il Trentino, con 187 punti nel 2019, registra una performance discreta ma distante dalle regioni più performanti (Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia), che guidano la classifica con circa 220 punti.

Le nostri migliori performance sono in area ospedaliera, mentre seguono a una certa distanza le aree della prevenzione e della sanità distrettuale. A livello nazionale, l'interruzione degli screening tumorali è stata una delle conseguenze più pesanti della pandemia, con il 10-11% di rinunce alle visite.

Ma il Trentino, nell'area ospedaliera, registra buoni risultati negli indicatori della qualità delle cure, in particolare nel numero di interventi per tumore maligno alla mammella (oltre 135 annuali) e nelle diagnosi di frattura del collo del femore operate entro 2 giorni in regime ordinario. Nel 2021 la spesa farmaceutica convenzionata ha inciso per il 5,64% sul fondo sanitario regionale (media anzionale 6,54%), rispettando il tetto del 7%.

Sul fronte del personale, invece, la relazione sottolinea la necessità di analizzare il fenomeno della disaffezione per l'impiego pubblico in sanità. Un trend che se non affrontato rischia di accrescere i costi e minare il lavoro attuato negli ultimi anni. Anche in Trentino. I.P.













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