Tamponi Covid falsi, ora quasi tutti i 92 indagati chiedono riti alternativi
L'Azienda Sanitaria si è costituita parte civile e ha chiesto 107 mila euro come risarcimento
TRENTO. Durante il periodo di emergenza sanitaria, tra il 2021 e il 2022, chi si recava in due ambulatori di Trento e Pergine poteva facilmente ottenere un falso certificato Covid pagando 250 euro.
I falsi tamponi somministrati sono stati, in totale, circa 33 mila, che mostravano un falso referto di negatività, o di positività (se la necessità era quella di sfuggire all'obbligo di vaccino).
Dopo i 250 euro, gli indagati potrebbero ora doverne pagare mille, questa volta però di risarcimento all'Azienda sanitaria di Trento.
Sono 92 le persone indagate, si tratta di 87 “pazienti”, che avrebbero acquistato la falsa certificazione, l'ideatore del sistema fraudolento, l'infermiere Gabriele Macinati, assieme ai suoi quattro collaboratori, impegnati a somministrare fino a 600 falsi tamponi al giorno.
Durante l’udienza preliminare, che si è tenuta nel tribunale di Trento, la quasi totalità degli indagati ha chiesto un rito alternativo, ovvero il patteggiamento o il rito abbreviato.
Anche Macinati, l’infermiere che ha inventato il sistema dei fasi tamponi ha chiesto il patteggiamento e ha proposto di devolvere somme di denaro ad associazioni impegnate nella beneficienza, oltre a risarcire l'Apss.
L’Azienda Sanitaria, invece, si è costituita intanto parte civile, con la richiesta di risarcimento che ammonta a 107 mila euro, ovvero mille a testa ai pazienti, mentre quattromila all’infermiere e ai collaboratori.
Per gli indagati che hanno fatto richiesta di procedere con il rito abbreviato, la prossima udienza sarà a marzo 2024.