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Sanità, Ruscitti: «Chiusura del contratto entro fine anno. Attenzione a conciliazione e maternità»

Fugatti: «I medici chiedono di spostarsi da un ospedale all'altro»



TRENTO. "Abbiamo messo in campo 12.000.000 di euro per la chiusura del contratto 2016-2018, che fu sottoscritto dalla Provincia di Trento, e che prevedeva una parte tabellare e una parte di indennità. Per quanto riguarda invece il contratto 2019-2021 abbiamo dichiarato che riconosceremo il differenziale pieno delle indennità del contratto nazionale rispetto a quello provinciale. Per quanto riguarda il contratto 2016-2018, vorremmo riuscire a terminare la chiusura del contratto già per la fine del 2022, mentre per quanto riguarda il lavoro da fare sul 2019-2021, speriamo di arrivare ad aprile, maggio 2023". Così il dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali, Giancarlo Ruscitti, ha commentato le richieste delle sigle sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria, che questa mattina si sono riunite all'auditorium dell'Ospedale Santa Chiara di Trento.

L'adeguamento del contratto del 2006 è infatti quanto chiesto dai sindacati, che denunciano retribuzioni insufficienti, orari e turni esagerati e organici inadeguati. "Un grande tema è anche quello della conciliazione tra lavoro e vita privata. Il nostro organico è diventato fondamentalmente femminile, e questo comporta anche il riconoscimento della maternità e il cambio della turnistica e dei tempi", ha detto Ruscitti.

"C'è un'interlocuzione in corso. Abbiamo incontrato i sindacati una quindicina di giorni fa, ed ora dovremo organizzare un altro incontro", ha detto il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.

"I medici chiedono di spostarsi da un ospedale all'altro", ha aggiunto il governatore. Una dichiarazione confermata anche dal dirigente Ruscitti. "Assieme all'assessora Segnana ho incontrato il personale degli ospedali di Arco, Borgo, Cles e Tione. Ci mancano ancora Cavalese, Trento e Rovereto. Anche se il fronte sindacale dice l'opposto, da ciò che abbiamo raccolto è emerso che i medici sono disposti alla mobilità". Una mobilità, ha aggiunto Ruscitti, "sia dagli ospedali più grandi a quelli più piccoli, sia da quelli più piccoli a quelli più grandi".













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