«Viabilità schizofrenica, il caos in città»
Parla l’ingegner Casparini, esperto di trasporti, che punta il dito contro le «sciagurate scelte delle supermenti tecniche»
ROVERETO. Chiama in causa Italo Calvino mutuando “Le città invisibili” che diventano “le viabilità invisibili” per spiegare la “non viabilità di Rovereto” in una città dove «regna sovrano un caos viario e di mobilità incomprensibile ed entropico e che poco rappresenta una ottimale tecnica della circolazione urbana». Paolo Gasparini è un ingegnere dei trasporti che di mobilità roveretana ne capisce, eccome. Un esperto che può dare un quadro della situazione attuale: «La conseguenza di tutto ciò? Macroscopiche diseconomie sociali e funzione di utilità collettiva negativa. Infatti con l’introduzione aliena di “strani” sensi unici, inopportune rotatorie di rione mal gestite e informate, con un dispiegamento selvaggio ed abnorme di segnaletica difficilmente comprensibile, restringimenti di carreggiate assurdi sull’altare della sicurezza e del rallentamento, di strozzature e di traiettorie e manovre imposte senza senso tecnico compiuto e/o motivazione dinamica, di Ztl permanenti e dinamiche, alterne e variabili, provvedimenti provvisori che diventano permanenti e viceversa, “sperimentazioni” mai sperimentate né da sperimentare; si è quindi finalmente riusciti nell’occulto intento di indirizzare quasi tutto il traffico cittadino sulla già martoriata statale 12, unica arteria di attraversamento Nord/Sud e viceversa, con lunghe code in molte ore del giorno e tempi di attesa e di percorrenza biblici».
Un giudizio fortemente critico, quello del professionista roveretano, quando sostiene che «questo è il risultato di una totale mancanza di visione generale urbana ed extraurbana sulla viabilità e mobilità e di masochistica miopia tecnica, che sembra muoversi più con interventi spot, fini a se stessi e/o dannosi od inutili (vedi incrocio statale 12-Via Stroperi a S. Ilario, la riqualificazione di Via Dante assolutamente non prioritaria e sbagliata, l’incrocio assurdo all’inizio di Via Paganini con il nuovo impianto semaforico verso Piazza Rosmini, l’allargamento inutile della curva di Via Vallunga, i marciapiedi giganti con carreggiata ristretta in Via Benacense, il vituperato progetto di restringimento di Viale Trento ecc..), piuttosto che puntare su di una ottimale ed assennata pianificazione generale urbana intermodale almeno nel breve e medio periodo». E qui torna in ballo la tangenziale leggera o secante al di là della ferrovia che, secondo l’ingegner Gasparini «con brevi tempistiche di realizzazione e a costi accettabili e con minimo sacrificio territoriale, avrebbe risolto molti problemi di attraversamento cittadino e smistamento dei flussi a pettine lungo la città, è diventata oramai una chimera, così come un Pum realistico e fattibile, meno fantasioso e modellistico, e che fluidifichi veramente il traffico cittadino, attualmente compresso, destabilizzato e disorientato da provvedimenti inefficienti, inappropriati ed incomprensibili». Toni duri e critici che non si fermano nemmeno davanti ai limiti dei 30 km/ora «un proliferare anomalo e ammorbante di zone da pensiero debole a 30 Km/h ovunque e dovunque, anche senza senso, e mobilità complessiva dissacrata e vittima sacrificale, in molteplici casi immotivatamente e con ingiustificata vanagloria, del trasporto pubblico urbano».
E dopo la sperimentazione («sciagurata») sull’incrocio di Corso Rosmini e zone limitrofe ed in via Cavour, si assiste ora «all’ennesima giravolta cinematica con il ritorno allo “status quo ante”, ma sadicamente modificato con mirabile ingegno con l’inibizione della svolta a sinistra all’incrocio semaforico tra Via Paoli e Corso Rosmini e conseguente obbligo di percorrenza su Via Tommaseo a senso unico Nord/Sud, giungendo infine sul nuovissimo “dare la precedenza finale” su Corso Rosmini, con la possibilità poi in magnanima concessione di svolta a destra e/o sinistra su tale arteria principale. Allora le supermenti tecniche dovrebbero spiegare all’utenza che svolta a sinistra come fare a by-passare i due punti di conflitto all’incrocio con il doppio senso di Corso Rosmini, e come determinare “l’intervallo temporale poissoniano” sulle due correnti di traffico opposte, nel quale inserirsi e poter attuarne la miracolosa svolta sinistrorsa tanto agognata». In definitiva una «viabilità random e schizofrenica di ritorno che di ritorno ha solo la non vergogna di sperimentatori seriali e apprendisti stregoni senza alcuna magia» conclude l’ingegner Gasperini.