Via i ponteggi dall’argine: via Calcinari ora è sicura
Finito l’intervento di consolidamento. Il vecchio muro, che nasconde anche una trincea la roggia e fuciliere di epoca napoleonica, è stato ancorato in profondità per garantirne la tenuta
Rovereto. Ormai ci si era quasi abituati ma adesso che le impalcature sono state tolte riesce a stupire la bellezza (nota ormai da almeno un secolo) dell’argine verticale che strapiomba nel leno, tra il ponte forbato e palazzo sichardt. i lavori di consolidamento dell’argine, più lunghi e complessi di quello che si era preventivato, sono finalmente finiti. e ora la via può tornare disponibile per le soluzioni viabilistiche si le si vorranno assegnare. dal punto di vista statico, la posa dei tiranti in orizzontale (il muro è stato ancorato in profondità per tutta la sua lunghezza ed altezza: ci sono voluti circa 200 tiranti) adesso via calcinari offre le migliori garanzie. per essere espliciti, è in grado di sostenere i pesi e le vibrazioni della normale viabilità di qualsiasi strada. qualche anno fa si era ipotizzato addirittura di utilizzarla come alternativa a santa maria, avviandone la pedonalizzazione, ma è una ipotesi che sembra tramontata. sia per la perplessità delle attività commerciali superstiti della via, sia per la delicatezza degli edifici adiacenti (palazzo del podestà e la stecca di edifici storici che arrivano fino al ponte. poco o nulla compatibili con le vibrazioni soprattutto del traffico pesante. sicuramente sarà in grado di svolgere però un ruolo almeno di supplenza di piazza del podestà, fino ad oggi inutilizzabile anche per manifestazioni temporanee proprio per l’assenza di alternative, con santa maria a senso unico in direzione nord, per raggiungere la città per chi scende dalle valli del leno.
L’intervento di consolidamento era stato deciso ormai anni fa quando degli studi statici avevano rivelato l’assoluta precarietà di argine e strada. tanto compromessi che anche il solo peso delle auto in sosta poteva risultare fatale. il primo progetto prevedeva di consolidarla con una serie di palificazioni verticali da inserire sotto la sede stradale. i sondaggi effettuati avevano avallato quell’ipotesi di intervento, ma il sottosuolo al dunque si è rivelato molto più insidioso. tra rocce e materiale non coeso, cantine, trincee, la vecchia roggia: sotto via calcinari c’è di tutto. e i pali, si è scoperto, non davano garanzie sufficienti. è stato il cambio in corsa ad allungare i tempi di cantiere fino circa a raddoppiarli. i micropali in orizzontale costringevano non solo a una lavorazione diversa e più delicata, ma anche ad un intervento di mascheratura certosino: per ognuno si è dovuta togliere una delle pietre storiche dell’argine, creare una sere in profondità per la “testa” del tirante e poi coprirla con la stessa pietra a vista. indispensabile se non si voleva deturpare in modo irreversibile l’argine e lo scorcio più bello della città.