Uno spirito libero, grande amante del rock 

Negli ultimi anni soggiornava spesso al Portico. «Persona speciale, non un senzatetto come gli altri»



ROVERETO. Emilio Mattei, Mimmo per gli amici (tanto che molti di loro ne ignoravano il vero nome), era una persona speciale. Uno spirito libero, uno che non ha mai cercato l’autorealizzazione nel lavoro. Per lui, anzi, il lavoro era solo un mezzo per potersi permettere il lusso di seguire i propri interessi, in primi s il rock. Per molti anni non c’è stato concerto in Vallagarina e in Trentino a cui non facesse una capatina. Portava i capelli molto corti e assieme alla sua compagna appena poteva andava a sentire musica dal vivo. Aveva gusti sofisticati e un sano gusto per la trasgressione, rimanendo però una persona di grande correttezza. Da quando era rimasto disoccupato, con la chiusura della Slanzi (la ditta in cui ha lavorato da ragazzo), aveva deciso di non legarsi a un lavoro unico. Spesso riusciva ad accedere al Progettone, impiegato nel lavori socialmente utili, e da una decina di anni frequentava Il Portico, dove trovava ricovero per la notte. Originario di Ala, figlio unico, alla morte dei genitori aveva ereditato la casa di famiglia, ma a causa di qualche investimento sbagliato ne aveva perduto la proprietà, ma era riuscito a non fare un dramma dei propri problemi economici. Solo nell’ultimo anno aveva iniziato a percepire una modesta pensione di anzianità. E con grande spirito di adattamento, si metteva in fila assieme ai senzatetto. Gli operatori del Portico lo conoscevano bene. «Aveva fatto delle scelte di vita anticonformiste - spiegano -, non si trovava in questa situazione per particolari problematicità. La sera a volte si fermava a giocare a carte con gli altri ospiti, altre volte si coricava presto, oppure leggeva. Era un grande amante della libertà individuale. Passava dei periodi qui, poi si spostava da amici, poi tornava. Una persona di poche parole, ma con una grandissima dignità». Pochi dei suoi conoscenti sapevano che le notti spesso le passava in un centro per senzatetto. Era una persona molto curata, a modo, e con una vasta cultura. Di tendenza, un solitario, taciturno ma gentile. «Non aveva alcuna problematicità, era anzi molto lucido nelle proprie scelte e difendeva la propria libertà rifiutando la proposta di percorsi di reinserimento sociale. Per noi - spiegano al Portico - era una presenza piacevol e e “quasi invisibile”, di una correttezza non comune».













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