Una fascia di degrado che corre lungo la statale
Dall’ex Sav fino all’ex Sait si sussegono edifici imponenti ma vuoti da anni Tomazzoni: «L’espansione residenziale si è bloccata, difficile destinare le aree»
ROVERETO. C’è una lunga scia di edifici abbandonati e, quindi, di degrado urbanistico che corre lungo la statale giusto nel tratto urbano. Un pessimo biglietto da visita: chi transita da Rovereto ha l’impressione di trovarsi in una città cadente, decrepita. Chi entra da nord, a Sant’Ilario si trova in faccia l’ex Sav, edificio fatiscente, abbandonato da decenni, ma anche l’imponente e sovradimensionato edificio che sta di fronte non ispira gioia e benessere. Si prosegue poche centinaia di metri e sulla sinistra scendendo verso sud si incontra una teoria di edifici abbandonati, intervallati da un negozio di articoli elettrici e dalla Mercedes che danno un minimo di dignità. Per poi arrivare all’incrocio con via Parteli dove ci si imbatte nel rudere dell’ex Microleghe, proseguendo senza soluzione di continuità con il muro dell’antica Rheem Radi. Ma non è finita, perché subito dopo c’è il vecchio magazzino del Sait, anch’esso svuotato e abbandonato decenni fa. Scendendo più a sud c’è l’ex Marangoni, ma lì i lavori per il recupero dell’area sono partiti. E si finisce alla Favorita, ma anche qui una soluzione per il recupero dell’area è già stata trovata. Tutto questo è il risultato dell’evoluzione della città, inevitabile e prevedibile per tanti aspetti. Che le fabbriche, prima o poi, dovessero lasciare il centro si sapeva: il deposito carburanti della Sav, la Merloni, le Microleghe. Quello che intristisce è che nel tempo non si è trovata alcuna soluzione di riassorbimento e riutilizzo di quelle aree, preziose e strategiche. E oggi che è evidente a occhio nudo questa situazione di degrado urbano, mancano le opportunità di recupero.
«Stiamo cercando - spiega l’assessore all’urbanistica Maurizio Tomazzoni - di governare questa situazione in modo puntuale, cioè affrontando le ipotesi area per area. Se un tempo la residenzialità l’avrebbe fatta da padrona, oggi gli imprenditori non trovano soddisfazione economica nel costruire case che non vengono vendute. Escluso categoricamente che lì ci possano andare fabbriche e industrie (che comunque per inciso non ci sono), bisogna sperare nell’investimento privato in accordo con l’ente pubblico, magari in un contesto perequativo. Invece gli unici a chiedere aree sono i supermercati. Sembra paradossale, ma a Rovereto c’è grande richiesta di spazi, soprattutto nella zona nord della città. Si parlava di una seconda Lidl alle Microleghe, ma pare che l’ipotesi si sia raffreddata. Si parlava pure di un raddoppio di Aldi sempre a nord della città. Certo, questa è l’occasione buona per progettare una città migliore, spazi vivibili e servizi. Stiamo facendo un ragionamento in questo senso con la Provincia, proprietaria tramite Trentino Sviluppo di alcune delle aree in questione. Non ci sono ancora decisioni in nessuna direzione, però le ipotesi sono molte. Tra cui quella di pensare a realtà di servizi, per esempio a favore dell’università oppure della zona cittadina su cui insistono parecchi abitanti. Una piazza, per esempio, o magari ancora portare lì gli uffici tecnici comunali che potrebbero quindi interagire con la vicina Dolomiti Energia ed essere più a portata di mano dei cittadini. Ma, ripeto, siamo ancora lontani dal definire un destino preciso, considerando che per ogni progetto serve mettere sul tavolo parecchi denari che il Comune può permettersi solo in minima parte».