Un’ottantenne condannata per circonvenzione di incapace
Secondo il giudice avrebbe approfittato dell’ingenuità di un amico. Due anni e 8 mesi per la donna che si sarebbe fatta consegnare a piccole somme circa 100 mila euro in due anni
Rovereto. Compirà tra poco ottant’anni, e ieri è stata condannata con il rito abbreviato a due anni e otto mesi di reclusione per circonvenzione di incapace.
Secondo l’accusa, l’anziana donna avrebbe circuito un benestante amico di qualche anno più giovane, residente nel Basso Trentino, carpendone la fiducia e facendosi consegnare, nell’arco di due anni, una cifra attorno ai 100 mila euro. Tuttavia i contorni della vicenda non sono così chiari e univoci come la condanna lascerebbe supporre.
Tutto nasce da una telefonata di un consulente finanziario che contatta per telefono il fratello della vittima spiegandogli che dal conto di suo fratello erano state ritirate, a un ritmo di prelievo quasi quotidiano dagli sportelli bancomat, cifre piuttosto importanti. Il fratello, dichiarato inabile, non è tuttavia stato interdetto, né ha un amministratore di sostegno: ha pieno titolo per disporre delle proprie risorse finanziarie. Ma il suo congiunto non crede che abbia incassato quella rilevante cifra di sua spontanea volontà, e fa una segnalazione in Procura. Da qui vengono disposti degli accertamenti che prevedono anche appiattamenti e pedinamenti. In un caso si scopre che l’uomo, appena ritirata una discreta somma dal bancomat, sale in auto e la consegna a una donna. Viene così interrogato in merito a queste dazioni di denaro e risponde con candore che sì, sta aiutando la signora. Una sua amica che si trova in situazioni di ristrettezze finanziarie, e che gli ha chiesto una mano. Lui quasi ogni giorno ritira dei soldi e ne dà una parte all’amica. «Mi ha promesso che me li restituirà» spiega agli inquirenti.
La condanna
La donna, dal canto suo, conferma tutto e dice di non aver incassato una cifra simile ma molto meno. Così si arriva all’udienza di ieri mattina davanti al gup Maria Teresa Dieni. I legali della donna chiedono che venga giudicata con il rito abbreviato, beneficiando così di uno sconto di pena pario a un terzo del totale, e si giudica sulla base degli atti, senza ulteriori approfondimenti né testimoni. Alla fine il gup Dieni condanna la signora a due anni e otto mesi. Il difensore della donna valuterà il ricorso in appello.