Sì al contratto di solidarietà per sei mesi alla Marangoni
La firma dell’accordo. Caduta la proposta di congelare l’integrativo, l’azienda ha accettato un monitoraggio a cadenza mensile con il sindacato e promette: business plan entro il 30 giugno
Rovereto. Fumata bianca, ieri alla Marangoni, per il contratto di solidarietà: l’accordo è stato firmato da tutti i delegati sindacali, da Antonio Mura e Giovanni La Spada dei Cobas a Ivana Dal Forno della Cisl a Mario Cerutti della Cgil. Ma non è già tempo per brindare, anzi, tutt’altro. «L’incontro ha confermato le nostre preoccupazioni per il futuro - commenta Cerutti -. Le priorità del sindacato erano mettere in sicurezza i lavoratori, vista la situazione sempre più complicata, almeno per i prossimi sei mesi, e poter garantire la tranquillità per la direzione aziendale, che ora può dedicarsi alla gestione ordinaria per portare a frutto ciò in cui l’azienda si è impegnata».
Le garanzie
Non c’era, in rappresentanza dell’azienda, il presidente Vittorio Marangoni, che però è rimasto in collegamento telefonico con i responsabili del personale Michele Bergese e Paolo Alimonta, presenti all’incontro, mentre non c’erano i delegati di Confindustria. L’azienda ha ribadito che si trattava di una “seduta tecnica”, non politica, e il confronto è stato serrato. La trattativa si è sbloccata quando Marangoni ha accettato di precisare meglio le famose premesse dell’accorso, e il destino dei 35 “esuberi potenziali”, assumendosi l’impegno di riassorbirli nell’arco dei sei mesi di durata del contratto di solidarietà, che decorrerà da lunedì e durerà fino al 30 settembre. Tolta di mezzo la boutade del congelamento del contratto integrativo per la durata del contratto di solidarietà (significava un “sacrificio” di circa 350 euro al mese per ogni dipendente, giudicato irricevibile dai sindacati), Marangoni si impegna a presentare a sindacato e Provincia entro il 30 giugno il piano industriale, atteso da anni. In merito alle premesse del contratto, sono stati chiariti volumi e quantità che entreranno in gioco nei prossimi mesi. Segnali concreti, sollecitati più volte dal sindacato, che l’azienda si sta muovendo per trovare soluzioni alla propria crisi. Altro aspetto importante, l’impegno di Marangoni a monitorare la situazione a cadenza mensile, entro la prima settimana di ogni mese a partire da maggio: le parti si incontreranno ogni trenta giorni e l’azienda ha garantito che si presentà «con dati di dettaglio, non le vaghezze a cui ci ha abituato in questo anni» spiega Cerutti. «È un ulteriore bonus di fiducia prosegue il sindacaluista della Cgil, ma l’azienda è avvisata: al primo incontro fumoso chiederemo l’attivazione di un tavolo provinciale».
Verifiche mensili
Messi in sicurezza i lavoratori per il prossimo semestre, il sindacato guarda avanti: «Pretendiamo che ora l’azienda si concentrino già al primo step con approfondimenti rispetto alle prospettive future, non ci basta il report di quanto fatto, ma anche evoluzione del piano industriale, da qui alla fine di giugno. Tocca ora all’azienda fare la propria parte manageriale» afferma Cerutti, che promette a nome di tutto il sindacato: «Marcheremo stretto sia Marangoni che l’assessore Spinelli, gli slogan non servono, servono i fatti. Le “furbate” ora non sono impossibili ma hanno meno possibilità di riuscire. Siamo usciti dall’ambiguità, ma basta nulla a compromettere l’equilibrio».