Puliscono la roggia, imbrattano il Leno 

Cinque o 6 metri cubi di morchia gettati nel torrente in S. Maria. Effetti rovinosi almeno per 400 metri



ROVERETO. L’allarme è arrivato da dei passanti, che camminando lungo il Leno in città hanno visto una colata di fango occupare buona parte dell’alveo e hanno avvertito l’associazione pescatori Vallagarina. Il guardiapesca Tiziano Zaffoni è intervenuto immediatamente e ha risalito la marea nera: l’origine era a monte del ponte Forbato. Pensando alla rottura di qualche tubatura ha aggirato le case per scendere nel recente “parco” in sponda sinistra. E lì ha scoperto la causa del disastro: due persone che stavano svuotando il tratto iniziale della roggia Paiari da decenni di sedimenti. E avevano trovato normale buttare quella morchia nel Leno, che in quel tratto corre a pochi metri dal canale. Ieri mattina la portata del torrente era particolarmente scarsa e questo ha amplificato l’effetto dello sversamento: per almeno 400 metri uno strato di limo ha ricoperto l’alveo del torrente, di fatto cancellando ogni forma di vita dal fondale: insetti, avannotti ed eventuali uova sono stati sepolti da una colata che impedendo l’ossigenazione ha ucciso tutto. La prima reazione dei due è stata disarmante: “è fango - hanno detto al guardiapesca - mica niente di inquinante”. E sembravano anche in buona fede. Dopo averli fermati - avevano già ripulito circa 25 metri quadrati di canale per uno strato di morchia di circa 30 centimetri, ma non avevano ancora finito - il guardiapesca ha passato la palla a vigili urbani e vigili del fuoco, arrivati nel frattempo. Sono stati loro ad identificare i due responsabili: il presidente del consorzio irriguo roggia Paiari ed un suo aiutante. Avrebbero agito di propria iniziativa col solo scopo di ripulire il canale (una delle storiche derivazioni di acqua dal Leno: una volta dava energia ai filatoi di Santa Maria, adesso viene usata per irrigare la zona di Navicello) e non si erano minimamente posti il problema di dover smaltire i fanghi. Per incredibile che possa sembrare, almeno da parte del presidente di un consorzio irriguo. Saranno segnalati alla procura per inquinamento. Difficile quantificare il danno, visto che come sempre il valore di un ecosistema delicato come un torrente è difficile da monetizzare. Si parla di insetti, pesci, equilibri ambientali. Cosa valgono? La prima piena seria ripulirà e poi pian piano altri insetti e altri pesci ricolonizzeranno quel tratto di alveo, ieri diventato del tutto inospitale. Difficile dare un prezzo ad anni di natura sprecati ed anche difficile riparare al danno fatto. La cosa più sconcertante è l’assoluta leggerezza con cui ancora oggi si considera un torrente alla strega di una fognatura: ci si butta quello di cui ci si vuole liberare senza nemmeno nascondersi nel farlo.(l.m)













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