Per Sandoz, addio al megainvestimento
Salta la produzione di tiamulina per uso veterinario, e con essa anche lo sviluppo dell’impianto
ROVERETO. L’investimento era forte e doveva concentrarsi sullo stabilimento di Rovereto, chiamato a produrre grandi quantitativi di tiamulina, un principio attivo in gran uso nel campo veterinario. Ma la trattativa per la commessa è stata conclusa al ribasso e dunque non sarà Rovereto a beneficiare di quegli investimenti. L’azienda, nel spiegare la situazione al sindacato, è stata comunque rassicurante sui livelli occupazionali: nessun problema - hanno spiegato i vertici del gruppo Novartis -, vorrà dire che sullo stabilimento di corso Verona verranno dirottate altre produzioni mentre la tiamulina verrà prodotta in fabbriche magari con minor valore aggiunto - ma comunque ad alta tecnologia - dislocate in altri continenti (sudest asiatico, ad esempio). Se da un lato ciò non comporta contraccolpi negativi sui livelli occupazionali, si configura però come perdita delle ricadute positive di un investimento milionario sull’impianto. Che è duplice: da un lato, se un grosso gruppo investe ingenti risorse su uno stabilimento, ha tutti gli interessi a farlo fruttare e dunque a svilupparne le potenzialità. Dall’altro, investire su una fabbrica ha anche un indotto positivo per i dipendenti, che si trovano ad essere più valorizzati. Senza contare che Novartis, come del resto Marangoni o Aquafil, sono grossi gruppi, che ormai ragionano su economie mondiali. Dove una piccola azienda nei momenti di crisi tuttalpiù soccombe, un grande gruppo può spostare produzioni diverse al proprio interno, e quando deve fare delle scelte le fa in un’ottica di gruppo. In altre parole, l’affezione dell’industria verso la Vallagarina è legato a situazioni favorevoli che possono anche venire meno, e ai grossi investitori delocalizzare costa solo la fatica di una firma, se posti di fronte alla scelta tra guadagnare - e possibilmente di più - o rimetterci. Con immaginabili conseguenze sul nostro territorio. (gi.l.)